di Fabio Colasanti
Quando parliamo di Europa, diamo troppo spesso l’impressione di pensare che tutti i cittadini europei vedano le cose come noi e che l’integrazione europea non proceda così rapidamente come vorremmo per resistenze non meglio identificate. La visione dei dibattiti elettorali in Germania che in questi giorni hanno visto contrapporsi prima Martin Schulz e Angela Merkel e poi gli altri partiti politici, in realtà, ha offerto la dimostrazione di come le opinioni pubbliche e la maggioranza dei cittadini europei non vedano le cose come noi e che sul futuro dell’Europa le aspettative siano spesso ben diverse dalle nostre. Come si dice spesso, è difficile sviluppare un “demos europeo”. Non solo le storie e le culture sono diverse, ma anche le condizioni attuali sono molto diverse. La stragrande maggioranza degli elettori tedeschi – guardando alla fondamentale scadenza elettorale del 24 settembre – non sembra lamentarsi della situazione economica e sociale del paese. Del resto, la disoccupazione non è mai stata così bassa come oggi, anche se questo risultato è in parte dovuto ai mini-jobs. E, forse per questa ragione, nessuno si pone grandi domande sul futuro dell’integrazione europea.
Di cosa si sta discutendo nella campagna elettorale tedesca? Proviamo a fare un bilancio basandoci quindi sui due importanti dibattiti televisivi tenutisi negli ultimi giorni. Prima, domenica sera c’è stato il duello (duetto?) di 95 minuti tra Angela Merkel e Martin Schulz. A seguire, lunedì, una discussione di 75 minuti tra i leader o rappresentanti dei cinque altri partiti che probabilmente saranno presenti nel prossimo Bundestag: CSU (il partito bavarese alleato della CDU della signora Merkel), FDP (i liberali, su posizioni economiche molto ortodosse), i Verdi, die Linke e l’AfD (Alternative für Deutschland, il partito anti-euro e xenofobo apparso recentemente). Il dibattito è stato più vivace, interessante e aperto di quello tra i due leader SPD e CDU. I due giornalisti che l’hanno moderato hanno modificato all’ultimo minuto il formato iniziale e nella seconda parte del dibattito hanno permesso ad ogni partecipante di porre una domanda ad un altro partecipante su un tema a loro scelta. Questo ha permesso anche di allargare il numero dei temi toccati.
Anche in questo caso i giornalisti hanno fatto abbastanza bene il loro lavoro. Sonia Seymour Mikich, uno dei due moderatori, ha fatto notare a Sahra Wagenknecht (Die Linke) che il raffronto con il sistema pensionistico austriaco che aveva appena fatto non reggeva per tre differenze fondamentali che ha elencato. Nella stessa maniera, ha detto alla rappresentante dell’AfD (Alice Weidel) che la sua affermazione che i limiti tollerati per i Nox sarebbero più alti per l’interno degli edifici che all’aria aperta era chiaramente sbagliata, i limiti sono gli stessi. Anche ieri Angela Merkel e Martin Schulz si sono sentiti chiedere: “Ma concretamente che significa quello che ha appena detto?” È difficile aspettarsi comportamenti simili dai nostri giornalisti.
Quello che più ha colpito è stata l’assenza di alcuni temi che in Italia sono considerati imprescindibili. Il primo è la politica economica. Nelle quasi tre ore di dibattito non si è mai parlato della situazione economica, dell’andamento dell’occupazione o della politica economica del governo. Nessun riferimento, fosse anche indiretto, a questi temi. Il nome di Wolfgang Schäuble non è mai stato fatto nei due dibattiti. Cosa ancora più strana, non si è mai parlato – nonostante una parte del dibattito fosse libera e fosse presente la leader di Die Linke – di disuguaglianze sociali, di diversità nella crescita dei redditi o di difficoltà di alcuni gruppi sociali. Si è però parlato abbastanza di pensioni (sul tema c’è un grosso dibattito in corso nel paese) è c’è stata un’osservazione della rappresentante di Die Linke sulla difficoltà per chi guadagna poco (1.200 euro al mese) di costruirsi una pensione complementare.
Non si è nemmeno parlato di Europa. Prima (Martin Schulz) e poi (Cem Ödzemir, il co-leader dei Verdi) hanno fatto una paio di dichiarazioni generiche sull’importanza dell’Europa, ma nessuno ha detto una parola sul futuro dell’Europa. Non si è mai parlato della Brexit, non si è detta una parola sul futuro dell’Europa dopo la Brexit, non si è detto nulla di eventuali riforme istituzionali e non si è evidentemente detto nulla sulle idee attribuite ad Emmanuel Macron e ad Angela Merkel di volere un rafforzamento dell’Eurozona. Né i giornalisti, né i sette leader politici che hanno partecipato ai due dibattiti ha giudicato utile parlare di questi temi agli elettori tre settimane prima delle elezioni. L’unico riferimento indiretto all’Europa è venuto dalla rappresentante della AfD che, non senza ragioni, ha legato l’aumento degli affitti in Germania all’aumento dei prezzi delle case a sua volta dovuto alla politica monetaria della BCE che , secondo lei, violerebbe i trattati. La cosa ha provocato una reazione di Cem Özdemir che ha ricordato che la Germania trae grandi vantaggi dall’essere nell’Unione europea. Ma nulla di più.
Nel corso dei dibattiti si è invece parlato molto di sicurezza interna di fronte agli attentati con discussioni che sono andate dall’adeguatezza degli effettivi e dei mezzi a disposizione delle forze dell’ordine alle barriere di cemento attorno agli spazi pedonali. E si è parlato molto di immigrazione e profughi. Questi due temi sono stati di gran lunga quelli che più hanno preso tempo e che sono apparsi sia nelle domande dei giornalisti che nei contributi spontanei dei politici. Per quanto riguarda l’immigrazione, si è andati dalle posizioni di Die Linke (in un mondo ideale la gente dovrebbe potere andare dove vuole, ma è chiaro che oggi non possiamo accogliere tutti quelli che vorrebbero venire in Europa) alle posizioni della CSU e della AfD favorevoli a dei limiti massimi (10mila persone all’anno per i richiedenti asilo secondo l’AfD).
Tutti hanno chiesto che si faccia di più per rimpatriare chi non ha diritto al soggiorno. Christian Lindner (FDP, liberali) ha fatto un’osservazione interessante, se corretta. La conservatrice Baviera avrebbe rimpatriato, in percentuale delle persone da rimpatriare, molte meno persone che il Baden Württemberg che ha un presidente dei Verdi.
Un altro tema al quale è stata dedicata molta attenzione, anche perché è ampiamente discusso nel Paese, è stato il futuro dei motori diesel e le responsabilità dell’industria automobilistica. Molte città stanno discutendo una proibizione pura e semplice dei motori diesel nell’interno delle città e ci sono state molte riunioni ad alto livello sul tema. Il governo e la signora Merkel sono accusati, giustamente a mio avviso, di eccessiva tolleranza e simpatia per l’industria automobilistica. Martin Schulz ha fatto notare come la protezione offerta ai consumatori europei su questo punto sia più bassa di quella esistente negli Stati Uniti. Al tempo stesso, anche lui non è stato troppo critico visto che il Land della Bassa Sassonia, con un governo SPD, ha il 20 per cento delle azioni della VW. Recentemente c’è stato uno scandalo quando si è scoperto (cosa ammessa dall’interessato) che il presidente uscente del Land, prima di fare un discorso sul futuro dell’industria automobilistica, l’aveva inviato alla dirigenza della VW per avere “commenti”. Perfino Christian Lindner, FDP, ha chiesto che l’industria si faccia carico completamente dell’adeguamento dei motori diesel alle norme in vigore nel momento in cui sono stati venduti.
Un altro tema di cui si discute molto in Germania è quello delle pensioni, ma senza che mai nessuno facesse notare quanto basse queste siano rispetto a quelle che esistono nella maggior parte degli altri paesi (solo una menzione en passant della Wagenknecht con un riferimento, sbagliato, alla realtà austriaca). Vari partecipanti hanno espresso preoccupazioni per gli investimenti insufficienti nel sistema educativo. Soprattutto i Verdi e Die Linke hanno sottolineato questo punto.
Infine, i moderatori hanno aperto la discussione sul tema della digitalizzazione dell’economia. Nel programma elettorale della SPD il termine “digitale” apparirebbe 118 volte. Ma su questo non c’è stato un vero dibattito con praticamente quasi tutti a sottolineare l’esigenza di fare molto di più per avere infrastrutture di qualità migliore a permettere a tutti di avere accesso all’internet alle stesse condizioni.