Bruxelles – Le email, i messaggi su Facebook e le conversazioni su Whatsapp dei dipendenti sono private e tali devono restare, quindi il datore di lavoro non può monitorarle. A stabilirlo è la Corte europea dei diritti umani, l’organismo internazionale con sede a Strasburgo affiliata al Consiglio d’Europa (e che non ha nulla a che vedere con l’Unione europea).
La sentenza, emessa con un voto 11 a 6, è frutto del ricorso presentato da un cittadino rumeno licenziato a causa del contenuto delle sue email. Secondo i giudici, la società dove lavorava Bogdan Mihai Barbulescu, questo il nome dell’uomo, non aveva diritto a controllare la sua casella postale dal momento che non c’erano segnali riguardo un suo utilizzo illegale o dannoso. Non essendosi verificata nessuna di queste situazioni, la società è incorsa in una violazione dell’articolo 8 sul diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.