Bruxelles – Giunge al traguardo, dopo circa 4 anni di tensioni e crisi diplomatiche, l’attuazione dell’accordo di associazione tra Ue e Ucraina. Dal 1 settembre 2017, entrerà pienamente in vigore. La mancata firma dell’accordo nel 2013, da parte dell’allora presidente Viktor Fedorovyč Janukovyč, scatenò il caos tra Ucraina, Unione europea e Russia. Da allora, la lunga e travagliata storia di questo accordo è riuscita ad arrivare fino all’ultimo passaggio importante, che risale soltanto al luglio scorso, con la ratifica del testo da parte del Consiglio europeo.
L’accordo, firmato dai due partner nel 2014, servirà ad avvicinare maggiormente l’Ucraina e l’Ue tramite la promozione di valori comuni, legami politici ed economici. Quattro sono gli obiettivi principali che l’accordo dovrà promuovere: la libera circolazione dei cittadini; l’eliminazione dei dazi, che secondo alcune stime della Commissione porterà a 487 milioni di euro risparmiati dagli esportatori ucraini all’anno, oltre alla perdita di 391 milioni di euro di dazi sulle importazioni provenienti dall’Ue; l’adeguamento delle normative ucraine a quelle dell’Unione in materia di commercio; la promozione dei valori e dei principi comunitari da parte dell’Ucraina, che si concretizzerà, ad esempio, in una maggiore lotta alla corruzione, fenomeno dilagante all’interno della ex-repubblica sovietica.
La maggior parte dell’accordo di associazione, in realtà, è già operativa. Ad esempio quella riguardante il commercio e la zona di libero scambio, che si applica in modo provvisorio dal gennaio 2016, e quella relativa alla libera circolazione, che avendo ottenuto validità lo scorso giugno, permette ai cittadini ucraini in possesso di passaporto biometrico di viaggiare in Europa senza l’obbligo del visto, per un periodo di 90 giorni. Ciò a cui contribuirà l’entrata in vigore dell’accordo, si legge in una nota del Consiglio, rilasciata in seguito alla ratifica, sarà dare “nuovo slancio alla cooperazione in settori, tra cui la politica estera e di sicurezza, la giustizia, la libertà e la sicurezza, la fiscalità, la gestione delle finanze pubbliche, la scienza e la tecnologia, l’istruzione e la società dell’informazione”.