Roma – “Non abbiamo fatto alcun progresso sensibile in nessuna delle materie più importanti” della trattativa. Michel Barnier, caponegoziatore per la Brexit dell’Ue, è lapidario nel suo giudizio complessivo del terzo round negoziale che si è chiuso oggi a Bruxelles. Nella conferenza stampa con la sua controparte, il ministro britannico David Davis, il francese ha parlato di una “discussione fruttuosa”, ma che non ha fatto registrare avanzamenti degni di nota sui dossier principali, tranne qualcosa sul confine irlandese.
Il rappresentante dell’Ue ricorda che “il tempo vola” e torna a chiedere “chiarezza” al governo di Londra. Si sono fatti passi avanti sulla questione del confine irlandese, unica frontiera terrestre che ci sarà tra Uk e Ue, su “cosa si debba ancora fare nella cornice dell’accordo del Venerdì santo” per non minare con la Brexit il processo di Pace in Irlanda del Nord. Tuttavia, “siamo abbastanza lontani dal poter dire che siano stati fatti sufficienti progressi” in questo round negoziale, ribadisce Barnier.
Davis cita i vari documenti prodotti dalla premier Theresa May e il suo discorso programmatico, oltre ai documenti negoziali del Regno unito, per dire che “la nostra posizione è chiara, le nostre richieste sono chiare”. Tuttavia, uno dei nodi più controversi riguarda gli obblighi finanziari, e anche su questo Londra non sembra avere le idee chiare. “L’Uk ha riconosciuto che ci sono impegni che vanno oltre l’uscita dall’Ue”, ricorda Barnier, “ma questa settimana ha spiegato che tali obblighi sono limitati all’ultimo versamento al budget comunitario prima dell’uscita”.
Il rappresentante dell’Ue ricorda le migliaia di persone e di aziende il cui futuro dipende dagli impegni finanziari presi dall’Ue, ad esempio con i fondi per lo sviluppo di Paesi terzi o con quelli alle imprese innovative, e denuncia: “da questa settimana è chiaro che l’Uk non si considera legalmente obbligato a rispettare questi impegni”. Davis risponde che alcuni impegni verranno mantenuti “anche senza un obbligo legale”, perché esistono “obblighi morali”, ma Barnier lo richiama ancora una volta alla chiarezza: “abbiamo bisogno di sapere esattamente quali impegni, legali e morali, Londra si sente obbligata a rispettare”. Altrimenti, incalza, “con questa incertezza, come possiamo iniziare con fiducia una discussione sulle future relazioni?”
Anche questo punto vede ancora una sostanziale divergenza tra le parti. Davis ribadisce come i due aspetti del divorzio e dei nuovi rapporti siano “indistricabilmente” legati. Barnier conferma che senza sufficienti progressi sul “ritiro ordinato” della Gran Bretagna dall’Ue non se ne parla di iniziare a trattare sul futuro. Il francese è determinato a osservare “rigorosamente” e senza deviazioni il mandato negoziale ricevuto dal Consiglio europeo.
Un mandato che prevede la tutela dell’integrità del mercato unico europeo e della capacità dell’Ue di regolamentarlo, ricorda il negoziatore per Bruxelles. Proprio per questo respinge al mittente la proposta frl regno unito che vorrebbe “riprendere il controllo su standard e regolamentazione” e chiede che i suoi futuri “standard e regole vengano riconosciuti automaticamente dall’Ue”, rivela Barnier. “Ciò è semplicemente impossibile”, ammonisce, perché “non si può essere fuori dal mercato unico e condividere” la possibilità di scriverne “l’ordine legale”.
A dispetto della scarsità di progressi, entrambi gli interlocutori hanno parlato di un dialogo costruttivo e utile. L’augurio è che cominci presto a portare dei frutti, magari già al prossimo round in programma a ottobre. La questione principale di tutta la trattativa, ricorda infatti Barnier, “è se entro la mezzanotte del 29 marzo 2019 avremo già organizzato il ritiro ordinato del Regno unito, o se Londra lascerà l’Unione europea senza un accordo”. Arrivare a un’intesa è “nell’interesse del continente europeo”, sottolinea Barnier, solo che “il tempo sta volando” e bisogna fare presto, ed a questo scopo ha anche offerto a Davis di “intensificare” il calendario negoziale.