Bruxelles – “Ho letto con l’attenzione dovuta tutti i documenti del governo britannico, ma nessuno di questi mi ha davvero soddisfatto. C’è un enorme numero di questioni che resta da risolvere”. È duro il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nel commentare la posizione negoziale di Londra davanti alla Conferenza degli ambasciatori Ue, a Bruxelles. Mentre è in corso il terzo round negoziale, iniziato ieri, il capo dell’esecutivo comunitario ha anche precisato che non si discuteranno le future relazioni tra Ue e Londra prima dell’accordo sul divorzio. La due questioni “non si possono mischiare”. Esistono “delle parziali intersezioni tra le due dimensioni”, concede il lussemburghese, ma il Consiglio e la Commissione sono stati “ultrachiari” in materia: “Non inizieremo negoziati sul nuovo rapporto, in particolare un nuovo rapporto economico e commerciale, tra il Regno Unito e l’UE prima di risolvere tutte queste questioni”.
Juncker non riserva un trattamento più morbido alla Turchia, che “si sta allontanando dall’Europa a passi da gigante”. Accusa il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, di tirare deliberatamente la corda perché sia l’Ue a bloccare i negoziati di adesione, accollandosene “la responsabilità”. Ma per il capo della Commissione deve essere Ankara a ufficializzare la fine dei negoziati.
Toni molto più concilianti, invece, quelli che il titolare dell’esecutivo comunitario usa per il capitolo dei rapporti con Mosca: “Vorrei riflettessimo su migliori relazioni con la Russia”. Realizzarle “dipende dalla Russia e da noi”, sottolinea, “ma non c’è sicurezza europea, per il secolo a venire, senza la Russia”, ammonisce Juncker. Quindi un freno all’entusiasmo del presidente ucraino: “Ho visto che l’amico Poroshenko, nei giorni scorsi, ha detto che l’Ucraina è Unione europea e Nato, ma per il momento non è né l’una, né l’altra. Bisogna che tutti lo sappiano”.
Sulla Crisi dei rifugiati, l’esponente del Ppe rivendica l’efficacia dell’accordo Ue-Turchia, grazie al quale “il numero di rifugiati che arrivano in Grecia è diminuito del 97%”, e il fatto che, allo stesso modo, si stia registrando un calo degli arrivi dalla rotta del Mediterraneo in Italia. Per Juncker è il frutto di “una politica altamente contestata, a volte contestabile, ma che rimane efficace”.