Bruxelles – La Polonia continua la sua battaglia contro l’Unione europea sulla questione del ricollocamento dei migranti bisognosi di protezione. Il governo non si ferma davanti alla procedura di infrazione aperta da Bruxelles perché Varsavia non accoglie le sue quote di migranti da Grecia e Italia, e anzi chiede alla Commissione di tornare sui suoi passi, dicendosi pronto a ricorrere alla Corte di Giustizia dell’Ue perché la politica dell’Unione creerebbe rischi per la sicurezza. La Commissione Ue però non molla e “va avanti” con le procedure.
“La Polonia ha inviato una mozione alla Commissione europea con la quale le ha chiesto di interrompere la sua procedura di infrazione in corso. Se continuerà, la Polonia è disposta a discuterne dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea”, ha affermato il ministero degli Esteri polacco in una dichiarazione diffusa ieri, nella quale si aggiunge che “sfortunatamente” la Commissione ha mescolato la questione dei migranti con altre denunce di “natura politica” sullo Stato di diritto in Polonia, attaccando direttamente il vice presidente della Commissione, Frans Timmermans. “Timmermans – afferma la nota – ha dimostrato un intervento politico negli affari interni della Polonia, assumendo una posizione simile a quella dell’opposizione”, sostiene il ministero degli Esteri.
La Polonia dovrebbe accogliere 6.182 persone, ma il Partito Legge e Giustizia (PiS) ora al potere ha boicottato il progetto si dall’inizio nel nome della “purezza” religiosa del Paese, sostenendo, tra l’altro, che i richiedenti asilo musulmani siano una minaccia terroristica. Il ministro degli Interni Mariusz Blaszczak, ha detto ieri, come riporta Euobserver, che le politiche migratorie della Commissione hanno aumentato questa minaccia: “Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Berlino, Manchester, Barcellona: quante altre città europee devono essere colpite dai terroristi prima che l’Unione europea si svegli? La Commissione europea riconosca che accettare ciecamente tutti coloro che vengono dalle rive europee è come a mettere un cappio intorno al collo europeo”, ha affermato il ministro.
Però la Commissione Ue “non intende assolutamente abbandonare” le procedure d’infrazione contro la Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, aperti per le mancate ‘relocation’, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario dopo la richiesta di Varsavia.
In serata sono arrivate le riposte al primo passo della procedura anche da Budapest e Praga, e “il prossimo passo è analizzarle”, ha detto il portavoce, ribadendo che gli Stati membri dovrebbero “rispettare le decisioni che loro stessi hanno preso”, sui migranti.
Secondo un sondaggio Ibris condotto a luglio il cinquanta per cento dei polacchi accetterebbe di perdere i fondi dell’Unione europea pur di tenere fuori i migranti musulmani, mentre il 51 per cento preferirebbe lasciare l’Ue piuttosto che rispettare le quote di accoglienza.