Bruxelles – È muro contro muro tra il governo e le Ong sul codice di condotta per le Organizzazioni non governative che compiono i salvataggi di migranti nel Mediterraneo. Il testo proposto dall’Italia è stato sottoscritto solo da tre Ong, tra cui Save the children, e boicottato da altre 7, Medici senza frontiere in testa. Il testo proposto dal governo, articolato in 13 punti, viene criticato soprattutto per il divieto di trasbordo dei migranti sulle navi della Guardia costiera e per il fatto che le imbarcazioni devono accettare la presenza a bordo della polizia giudiziaria ogni volta che verrà richiesto.
“Le attività di ricerca e salvataggio in mare della Vos Hestia, sin dall’inizio delle operazioni nel 2016, si sono svolte con modalità operative corrispondenti alla gran parte delle indicazioni contenute nel testo del codice di condotta”, ha commentato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, che ha spiegato che “la decisione di firmare è arrivata dopo una valutazione all’interno dell’organizzazione, a livello nazionale e internazionale, ed è unicamente dettata dalla volontà di garantire continuità alle operazioni di salvataggio, in modo trasparente e ristabilendo il giusto clima di fiducia e collaborazione”.
“Anche se non siamo nelle condizioni di poter firmare questo Codice di Condotta nella sua forma attuale, Medici senza frontiere rispetta già molte delle disposizioni che non rientrano tra le nostre preoccupazioni principali, come ad esempio la trasparenza finanziaria”, dichiara Gabriele Eminente, direttore generale di Msf che garantisce che la Ong “continuerà a condurre le operazioni di ricerca e soccorso sotto il coordinamento della guardia costiera italiana (MRCC) e in conformità con tutte le leggi internazionali e marittime pertinenti.”
Medici senza frontiere critica la regola per cui le navi impegnate in un soccorso devono sbarcare i sopravvissuti in un posto sicuro invece di trasferirli su altre navi perché “un sistema di andata e ritorno di tutte le navi di soccorso verso i punti di sbarco comporterebbe una riduzione delle navi di soccorso presenti nella zona SAR (Search and rescue, ndr), e questo indebolirebbe la già insufficiente capacità attuale”.
Per Msf la presenza di funzionari di polizia armati a bordo e l’impegno che gli operatori umanitari raccolgano prove utili alle attività di investigazione “sarebbero una violazione dei principi umanitari fondamentali di indipendenza, neutralità e imparzialità” e “questo rischierebbe di ricondurre le organizzazioni umanitarie agli interessi politici e militari di uno Stato membro dell’Unione Europea”, per questo “come MSF non possiamo accettarlo perché avrebbe un impatto sull’accesso alle popolazioni in pericolo ovunque nel mondo, così come sulla sicurezza delle nostre équipe”.