Bruxelles – La Commissione europea ha lanciato una procedura di infrazione contro la Polonia per la riforma giudiziaria avanzate dal partito di maggioranza polacco, Diritto e giustizia (PiS), e approvata dal Parlamento del Paese. Come annunciato mercoledì scorso dopo la riunione del collegio dal primo vicepresidente Frans Timmermans, non appena la legge è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale è scattata la lettera di messa in mora da parte di Bruxelles e ora le autorità polacche hanno ora un mese di tempo per rispondere ai rilievi sollevati nella lettera di notifica. Oggetto dell’infrazione nello specifico la legge sull’organizzazione dei tribunali ordinari della Polonia, una delle quattro leggi che fanno parte della controversa riforma giudiziaria, due delle quali sono però bloccate dal veto del presidente Andrzej Duda.
La Commissione lamenta il fatto che la riforma introduce “una discriminazione per genere con il pensionamento delle donne magistrato a 60 anni e degli uomini a 65”, e questo è “contrario all’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFEU) e alla direttiva 2006/54 sull’eguaglianza fra i generi sul luogo di lavoro”. Nella lettera al governo della Polonia, Bruxelles esprime anche le proprie preoccupazioni sull’indipendenza dei magistrati per la parte in cui si affida al ministero della Giustizia “la discrezionalità sul prolungamento del mandato per chi ha raggiunto i limiti di età pensionabile e della nomina e della revoca dei presidenti di tribunale”. Per Bruxelles “le nuove regole consentono al ministro della Giustizia di influenzare i magistrati, ad esempio attraverso i vaghi criteri del prolungamento del loro mandato, aspetto che mina il principio dell’inamovibilità del giudice”. Inoltre, sottolinea la Commissione, “non esiste un calendario per il ministro della giustizia per prendere una decisione sull’estensione del mandato, consentendogli di mantenere l’influenza sui giudici interessati” per tutta la durata della loro carriera.