Bruxelles – Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha deciso di nazionalizzare i cantieri navali Stx piuttosto che affidarne il controllo all’italiana Fincantieri. Il passaggio all’azienda pubblica italiana era stato stabilito da un accordo raggiunto sotto la presidenza di Francois Hollande. La nazionalizzazione, secondo quanto anticipato da le Monde, è stata ufficializzata dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire, anche se l’esecutivo di Parigi ha gettato subito acqua sul fuoco delle polemiche.
“Stiamo conducendo una forma di negoziazione, vogliamo riaffermare gli interessi della Francia. L’obiettivo non è quello di nazionalizzare Stx poiché i partner italiani sono partner importanti”, ha assicurato Christophe Castaner, portavoce del governo francese, parlando a Bfmtv. Per Castaner però “Stx fa parte degli interessi nazionali sia per i dipendenti che rappresenta sia per la particolarità di questi cantieri, che hanno un know-how unico”, e pertanto “quando si negozia con partner internazionali è normale che lo Stato possa alzare i toni. È come in diplomazia, bisogna far vedere le armi e mostrare che le armi ci sono. Questo permette di negoziare meglio”. Lo Stato francese, che è azionista al 33% di Stx France, farà valere il diritto di prelazione sul resto del capitale.
Secondo gli accordi siglati sotto la presidenza Hollande, sabato Stx France dovrebbe passare sotto il controllo di Fincantieri. Per questo, in una nota congiunta, i ministri italiani dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, hanno definito “grave e incomprensibile la decisione del Governo francese” di far saltare i patti. Per gli esponenti dell’esecutivo italiano, quell’intesa garantisce “la tutela dei livelli occupazionali in Francia e del know-how francese attraverso una governance equilibrata e in una prospettiva autenticamente europea”. Dunque, scrivono, non sussiste “alcun motivo perché la società italiana, leader del settore, non possa detenere la maggioranza di STX”. Anche perché, sottolineano, la società era “fino ad oggi sotto controllo di un gruppo coreano per i due terzi del capitale sociale”.
Già a maggio, Macron aveva dichiarato di voler rivedere l’intesa, ritenendo Stx un asset strategico. Questa scelta che mostrerebbe che le promesse fatte del leader di EnMarche in campagna elettorale sono state solo propaganda. Macron si era dipinto come il candidato dell’europeismo, del libero mercato, delle privatizzazioni, del rilancio dell’Eurozona e del rafforzamento della sua governance. E ora invece, nei fatti, si rimangia tutto tornano allo statalismo, e per giunta contro un Paese della zona euro, non contro la Cina o qualche altro colosso mondiale.
I destini dei storici cantieri di Saint Nazaire, da cui sono uscite navi come il Normandie e la Queen Mary 2, sono oggetto dell’attenzione del Governo francese da anni. Dopo il fallimento della controllante sud-coreana Stx lo scorso anno, i cantieri sono stati messi in vendita dai creditori. Il solo candidato a presentare un’offerta è stata Fincantieri, che il 3 gennaio scorso è stata scelta dal Tribunale di Seoul per l’acquisizione dei Chantiers de l’Atlantique al prezzo di 79,5 milioni di euro per il 66,6% del capitale.
Sotto la presidenza Hollande è stato raggiunto un compromesso per cui a Fincantieri va il 48% del capitale di Stx France, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste il 7% (il che garantisce comunque la maggioranza del capitale alla parte italiana) mentre il 12% va all’azienda pubblica Dcns, ferma restando la quota pubblica del 33%.
Macron aveva proposto una ripartizione del capitale a metà, ma da parte italiana era arrivato un no a una ipotesi che non prevedesse il suo controllo. La trattativa proseguirà la prossima settimana, quando Padoan e Calenda accoglieranno l’emissario di Parigi per negoziare. “Riceveremo il ministro Le Maire, martedì prossimo a Roma, e ascolteremo la proposta del governo francese, partendo da questo punto saldo”, tuonano i due: “Nazionalismo e protezionismo non sono basi accettabili su cui regolare i rapporti tra due grandi Paesi europei. Per realizzare progetti condivisi servono fiducia e rispetto reciproco”.