Bruxelles – Nonostante il veto posto dal presidente Andrzej Duda a due delle quattro leggi per riformare il sistema giudiziario della Polonia, non si arresta il braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia. La Commissione europea ha deciso di mandare un ultimatum al governo di Beata Szydło e al partito conservatore Diritto e giustizia (Pis) attualmente al potere, intimando di modificare la legge che forza il prepensionamento di alcuni giudici della Corte Suprema e che dà al ministro della Giustizia il potere di decidere quali possono restare. Se non lo farà, l’esecutivo comunitario è pronto ad attivare la procedura dell’articolo 7 dei Trattati, che prevede la sospensione del diritto di voto in Consiglio.
“I nostri servizi hanno finalizzato l’analisi legale e confermato che le 4 leggi approvate dal Parlamento (due ratificate e due bloccate dal presidente, ndr) avrebbero un significativo impatto negativo sull’indipendenza del sistema giudiziario e aumenterebbero la minaccia sistemica allo Stato di diritto”, ha affermato il primo vicepresidente della Commissione, che dallo scorso anno gestisce le trattative con Varsavia, Frans Timmermans.
La Commissione ha inviato a Varsavia una raccomandazione sullo Stato di diritto che si unisce alle due inviate il 27 luglio e il 21 dicembre del 2016 che criticavano l’attacco alla Corte costituzionale nel Paese, con la mancata nomina di giudici scelti dal precedente Parlamento e la loro sostituzione con altri scelti dall’attuale maggioranza, in violazione delle regole costituzionali.
Bruxelles ha anche lanciato una procedura di infrazione per una delle due leggi che sono state firmate da Duda, quella che riorganizza il lavoro delle Corti ordinarie. “Una delle preoccupazioni è legata alla discriminazione di genere”, ha spiegato Timmermans. Prima i giudici andavano in pensione a 67 anni, mentre ora si è deciso che le donne smetteranno di lavorare a 60 e gli uomini a 65. “La nostra mano è ancora tesa in attesa di dialogo”, e “il Parlamento polacco ha diritto di riformare sistema giudiziario come tutti”, ma “domandiamo che ciò sia fatto rispettando la Costituzione polacca e dei Trattati europei”, ha affermato Timmermans.
Varsavia non sembra però molto propensa al dialogo sul tema, e ha già rispedito al mittente quello che ritiene essere un “ricatto”. “Non accettiamo alcun ricatto da parte dei funzionari Ue, che non è sostenuto dai fatti. Tutte le leggi preparate dal Parlamento polacco sono in linea con la nostra Costituzione e alla base della democrazia”, ha dichiarato il portavoce del governo polacco Rafal Bochenek.