Bruxelles – La decisione degli Stati Uniti di emanare nuove sanzioni nei confronti della Russia può avere ricadute negative su otto progetti europei nel settore dell’energia. Le nuove misure punirebbero infatti tutte le compagnie che sono attualmente impegnate nello sviluppo o nella promozione di progetti con la Russia. Tra queste rientrerebbero anche quelle compagnie europee coinvolte nei progetti riguardanti la costruzione di gasdotti tra la Russia e l’Europa, e tutto ciò “sarebbe brutale”, ha commentato un funzionario europeo a Euractiv.
La bozza di risoluzione che prevede l’inasprimento delle sanzioni nei confronti del Paese guidato dal presidente Vladmir Putin inizia oggi il suo iter legislativo negli Stati Uniti, con il voto del Congresso che sarà seguito da quello del Senato, per concludersi poi con la ratifica da parte del presidente Donald Trump.
Reazioni da parte dell’Ue sono già arrivate nei giorni scorsi, e domani il collegio dei commissari discuterà su come reagire al voto del Congresso. Per preparare il dibattito, i servizi della Commissione hanno stilato una lista di otto progetti su cui si potrebbero riversare effetti negativi se la bozza dovesse essere approvata, in via definitiva, in una versione soft risultante dal lavoro di pressione esercitato dai diplomatici europei a Washington. L’Ue ha da subito accelerato i suoi sforzi per convincere gli esponenti del Congresso ad emendare il testo originario. Uno dei maggiori cambiamenti ottenuti è stato quello di alzare dal 10% al 33% la soglia di partecipazione della Russia ai progetti a cui si possono applicare le sanzioni.
Tra i progetti indicati nella lista pubblicata da Euractiv figurano Blue Stream, Cpc Stream e Zhor Field che vedono la partecipazione di Eni, così come Nord Stream I e Nord Stream II, che invece coinvolge le compagnie tedesche Wintershall and Uniper, l’austriaca Omv, la francese Enie e l’anglo-olandese Shell. Oltre a questi, a finire nel mirino sarebbero anche i progetti Baltic Liquiefied Natural Gas, il gasdotto di Shah Deniz e del Caucaso del sud, e l’espansione di Shakhalin 2.
I funzionari Ue sono convinti che verrà sostenuta la versione più soft delle nuove misure: “Ci stiamo muovendo nella giusta direzione”, ha commentato un addetto ai lavori sempre a Euractiv. Il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, ieri, ha parlato di “preoccupazioni” per l’indipendenza e la sicurezza energetica dell’Ue, senza confermare l’intenzione di adottare misure punitive nei confronti di Washington. Sempre per Euractiv, però, alcune fonti diplomatiche hanno confermato che alcuni Stati membri sono stati informati della possibilità di introdurre simili misure. Tra questi, la Polonia che insieme alle Repubbliche baltiche e agli Stati del Nord Europa, si oppone al progetto di Nord Stream II, che secondo Varsavia non farebbe altro che aumentare la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia, condannando gli Stati dell’Est Europa a una maggiore vulnerabilità nei confronti del Cremlino.