Bruxelles – Il governo polacco non molla. Nonostante il veto posto dal presidente della Repubblica, Andrzej Duda, su due dei tre progetti di legge della riforma giudiziaria, non rinuncerà ai suoi piani. I due testi hanno suscitato numerose polemiche e proteste nei giorni scorsi all’interno del Paese, e numerose critiche sono arrivate anche da Bruxelles.
La reazione della premier polacca Beata Szydło, esponente del partito conservatore Diritto e giustizia (Pis), è arrivata nella serata di ieri. La volontà di non cedere, nemmeno di fronte allo stop imposto dal presidente Duda, risulta chiara: “Il veto del presidente rallenta il lavoro di riforma”, ha ammesso la premier, ribadendo la disponibilità del governo a discutere i dettagli, ma chiarendo che “queste discussioni non fermeranno la riforma”. “Non ci arrendiamo alla pressione della strada e dall’estero – ha affermato Sydlo – abbiamo una maggioranza stabile. Non ci arrenderemo alla pressione. Realizzeremo i nostri piani”.
La leadership del partito al governo rimane dunque profondamente convinta della bontà della riforma, mentre sarebbero i giudici a “non comprendere le necessità della popolazione”. Secondo la premier, che non sembra voler fare alcun passo indietro, i magistrati non possono essere protetti dall’immunità, e i giudici “che non svolgono bene il loro mestiere o che consentono” ad altri di agire in tal senso debbano essere rimossi dall’incarico.
La reazione della premier sembra confermare le indiscrezioni che vedono una crepa nei rapporti con il presidente Duda. Capo dello Stato che, tuttavia, non ha negato la ratifica alla legge di riforma del funzionamento dei Tribunali regionali e di appello, che mette nelle mani del ministro della Giustizia – il quale svolge anche il ruolo di procuratore generale – il potere di nominare i giudici. Una norma che, insieme alle altre due componenti il pacchetto della riforma giudiziaria, è stata largamente contestata dall’opposizione, in quanto metterebbe a rischio l’indipendenza della magistratura polacca.