Bruxelles – L’operazione Sophia andrà avanti fino al 31 dicembre 2018. Lo ha deciso il Consiglio Ue che, nel prolungare il mandato, lo ha anche in parte modificato al fine di istituire un meccanismo di controllo del personale in formazione, assicurare l’efficienza a lungo termine della formazione della guardia costiera del Paese, permettere a Sophia di svolgere nuove attività di sorveglianza e raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia, e per migliorare le possibilità per lo scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di contrasto degli Stati membri, Frontex ed Europol.
“In via prioritaria, inizieremo nei prossimi giorni la revisione del piano operativo per includere i nuovi compiti”, e “per rafforzare l’efficacia della missione e la responsabilità condivisa tra gli Stati membri”, ha spiegato l’Alto rappresentante Federica Mogherini. E il punto della “responsabilità condivisa tra gli Stati membri” è centrale per l’Italia, che da tempo chiede che i migranti salvati dall’operazione Sophiavengano portati anche in altri Paesi europei e non solo nei nostri porti.
“Due anni fa, gli Stati membri dell’Unione europea decisero all’unanimità di affrontare insieme uno dei crimini più abietti dei nostri tempi, il traffico di esseri umani”, istituendo Sophia, “molti sospetti trafficanti sono stati arrestati e molte vite sono state salvate nel Mediterraneo”, ha rivendicato Mogherini, che si è detta “particolarmente orgogliosa” di annunciare il rinnovo del mandato deciso “all’unanimità”.
Sul rinnovo dell’operazione l’Italia aveva espresso una riserva, proprio per aprire il dibattito sui porti di sbarco. Ad essere in discussione, aveva sottolineato il ministro degli Esteri Angelino Alfano lo scorso 17 luglio, le questioni che riguardano la connessione di Sophia con Triton, cioè l’accordo in base al quale tutte le persone salvate in mare dalla missione civile di Frontex sono portate in Italia.
EunavFor Med, meglio conosciuta come operazione Sophia, è stata avviata il 22 giugno 2015 ed è entrata nella sua fase operativa nell’ottobre dello stesso anno. Ha lo scopo di smantellare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nel Mediterraneo centrale. L’operazione svolge poi due compiti di sostegno: formare la guardia costiera e la marina libiche e contribuire in alto mare, al largo delle coste libiche, all’attuazione dell’embargo dell’Onu sulle armi.
Fino a ora ha contribuito all’arresto e al trasferimento alle autorità italiane di 110 persone sospettate di tratta e traffico, e ha neutralizzato 470 imbarcazioni. L’operazione ha inoltre contribuito a salvare quasi 40.000 vite umane. Tutte queste persone sono state portate in Italia, e il fatto che i migranti siano fatti sbarcare solo sulle nostre coste, pur essendo un’operazione europea, è da mesi al centro di polemiche e dibattiti con il governo che chiede l’apertura dei porti di altri Paesi membri.
Il 20 giugno 2016 il Consiglio ha aggiunto al mandato dell’operazione i due compiti di sostegno. Da allora l’operazione ha formato 136 membri del personale della guardia costiera e della marina libiche. Ha inoltre intercettato oltre 650 imbarcazioni, ha effettuato 51 avvicinamenti amichevoli, 7 controlli di bandiera e 3 ispezioni nel quadro del contributo all’attuazione dell’embargo dell’Onu sulle armi in alto mare al largo delle coste libiche. Il comandante dell’operazione è l’ammiraglio italiano Enrico Credendino e il comando dell’operazione ha sede a Roma.