Bruxelles – Verità per Giulio Regeni, ma verità pure per gli egiziani morti in circostanze da accertare in Italia. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Hassan Shoukry, parlando a Bruxelles prova a mettere l’Italia sul banco degli imputati e lo fa sostenendo da una parte di voler lavorare per chiarire cosa è successo al dottorando italiano dell’università di Cambridge il cui corpo è stato ritrovato senza vita il 3 febbraio 2016 vicino a il Cairo, ma dall’altra però lascia intendere che il dossier può essere usato come merce di scambio se non addirittura di ricatto nei confronti dell’Italia. “Consideriamo importare risolvere il caso, e il procuratore generale è determinato a lavorare acquisire tutte le informazioni e garantire il massimo della trasparenza”, premette al termine del Consiglio Ue-Egitto. Dopo le dichiarazioni di circostanza, ecco il ‘pero’ di Sameh Hassan Shoukry: L’Egitto farà la propria parte, però l’Italia deve fare sua. Perché non c’è solo un unico Giulio Regeni, ce ne sono altri, “vite egiziane perse in Italia” in circostanze da appurare, e di cui ora le autorità egiziane chiedono conto. Un paragone che però non regge visto che il problema nel caso Regeni è che c’è il sospetto forte, fondato, che siano stati i servizi segreti del Paese ad ucciderlo, non certo un criminale comune. “Spero che il governo italiano riconosca pubblicamente che a volte è difficile giungere ad una soluzione conclusiva. Da parte nostra ogni sforzo è volto a giungere a una conclusione, ed è importante che questi sforzi vengano compiuti anche dalle autorità italiane”, ha detto il ministro.
L’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, assicura che del caso Regeni si è discusso in occasione della riunione di oggi, e sottolinea di essere stata lei stessa ad aver sollevato l’argomento “perché è una questione prioritaria di tutta l’Ue e non solo per uno Stato membro”. A sentire Mogherini alla fine Ue ed Egitto sono “decisi a lavorare insieme perché si faccia chiarezza” sul caso Regeni, ma a giudicare dalla parole del ministro degli Esteri egiziano, queste intenzioni rischiano di rimanere puramente verbali.