Bruxelles – Stop ai disegni di legge della riforma giudiziaria polacca. Il blocco, sui testi delle riforme approvati sabato dalla Camera bassa del Parlamento polacco, arriva dal presidente della Repubblica polacco Andrzej Duda. Da sempre vicino al partito Diritto e Giustizia (Pis), attualmente al governo e promotore delle riforme, il capo dello Stato stavolta si mette di traverso, togliendo così dal fuoco le castagne di possibili sanzioni da parte dell’Ue, almeno per il momento. Già la scorsa settimana Duda era intervenuto cercando un compromesso con l’esecutivo, ottenendo però un nulla di fatto, anche di fronte alle forti critiche arrivate da Bruxelles e alle minacce della Commissione Europea di sospendere il diritto di voto del Paese in Consiglio.
La decisione di porre il veto sulle riforme della Corte suprema e del Consiglio di giustizia è stata divulgata questa mattina, e Duda ha affermato che “il sistema giudiziario polacco non ha bisogno di una riorganizzazione profonda”. Al contrario, esso “deve prima di tutto garantire un senso di sicurezza” e, “come presidente – ha chiarito Duda – io non credo che questa legge (quella relativa al Consiglio di giustizia, ndr) rafforzerebbe un senso di giustizia”. “Nessun cambiamento del sistema legale”, ha sottolineato inoltre, “dovrebbe aprire una frattura tra la società e lo Stato”. Duda non ha menzionato tra le riforme su cui ha posto il veto quella che riguarda i tribunali di rango più basso che potrebbe quindi essere promulgata o inviata alla Corte Costituzionale per una revisione ulteriore.
A determinare la decisione del Presidente sarebbero state le manifestazioni, tenutesi nella giornata di ieri in piazza a Varsavia e nel resto del Paese, in cui migliaia di persone hanno invaso le strade con bandiere polacche, candele e rose bianche, simbolo del movimento civico, per chiedere a Duda di porre il veto. “Ho dovuto prendere questa decisione immediatamente dopo che le modifiche proposte hanno suscitato queste reazioni così sentite”, ha dichiarato, il presidente. Il capo delo Stato sembra voler andare fino in fondo alla questione, e se il governo della premier Beata Szydlo proseguirà con queste riforme, attualmente in attesa dell’adozione da parte del Senato, arriverà un secondo veto.