Bruxelles – Le politiche industriali europee e nazionali non sono più in grado di sostenere in modo effettivo le forti pressioni che derivano dai processi di globalizzazione sempre più spinti e rapidi. Il rischio è che, in assenza di un’azione a livello dell’Ue, le risposte lasciate esclusivamente nelle mani dei singoli Stati membri porteranno alla frammentazione del mercato unico.
La soluzione potrebbe essere l’adozione di un approccio coordinato e strategico in materia di politica industriale da parte degli Stati. Un atteggiamento che sia in grado di supportare le trasformazioni alle quali sta andando incontro l’industria in Europa con incentivi a supporto dell’innovazione, della green economy e del digitale; e che sia capace di affrontare le incongruenze che caratterizzano il settore, fare fronte alle preoccupazioni sociali e migliorare la competitività dell’Unione Europea nel complesso. Ciò che manca, però, è la volontà da parte dei paesi del nord Europa che, tradizionalmente contrari a una politica industriale di respiro europeo, dovrebbero invece fare da guida nell’incoraggiare la Commissione a stabilire un quadro strategico comune per le politiche industriali.
A delineare questo quadro è Fabian Zuleeg, chief executive e chief economist del think tank europeo European Policy Centre, in una pubblicazione che chiede la definizione di “una strategia industriale onnicomprensiva” a livello Ue.
Secondo Zuleeg, le regole del mercato unico europeo hanno creato un contesto uniforme per le imprese che hanno dovuto accettare la concorrenza transfrontaliera e una riduzione delle possibilità di intervento da parte dei governi nazionali, ma hanno guadagnato l’accesso al mercato paneuropeo. “Questo sistema ha funzionato in generale”, ha spiegato spiegato Zuleeg. Tuttavia, ha chiarito: i processi di globalizzazione stanno minacciando l’effettività di questo tipo di politiche: “Le imprese non europee hanno potuto sfruttare le differenze esistenti tra gli Stati membri ed entrare nel mercato unico in quei paesi dove possono godere di meno restrizioni e un supporto più generoso, beneficiando, allo stesso tempo, del libero accesso al resto dell’Ue”
Le contraddizioni emergono da politiche nazionali differenti o dalla diversa implementazione delle regole Ue in aree come l’energia e la protezione dati. “Distorsioni che conducono alla frammentazione del mercato unico, influenzando le decisioni di localizzazione delle imprese”, oltre che, con effetti ancora più gravi, “svantaggiare l’Ue in quanto competitore industriale globale”. Per questo, ha ribadito Zuleeg nelle sue conclusioni, “c’è bisogno di una politica industriale europea, un quadro strategico e coerente per le sue politiche che permetta di mantenere, allo stesso tempo, apertura e competitività”.