Bruxelles – Combattere la propaganda terroristica online, eliminare i contenuti illegali dalla rete il più velocemente possibile e garantire alti livelli di protezione contro cyberattacchi a infrastrutture strategiche. Passa anche da qui la risposta dell’Unione europea alle cosiddette “minacce ibride”, messa nero su bianco dall’accordo quadro del 2016 e ora a un punto di svolta nella sua implementazione. Il report che fa il punto della situazione è stato presentato ieri dal vicepresidente della Commissione con delega alla Crescita, Jyrki Katainen, e dalla commissaria all’Industria, Elżbieta Bieńkowska, e ha le sue radici anche nel nuovo Fondo europeo per la difesa e in un livello di cooperazione con la Nato che non ha precedenti in tempi recenti.
Nel 2016 è stata creata all’interno del Servizio di azione esterna dell’Ue, una cellula specializzata nella lotta alle minacce ibride, il cui compito è fornire analisi sul tema provenienti da tutte le fonti possibili. Non solo, la Finlandia ha recentemente aperto il Centro europeo di lotta alle minacce ibride per incoraggiare il dialogo strategico in questo campo e portare avanti ricerche e analisi. A Bruxelles sono però convinti che ancora molto vada fatto per aumentare la consapevolezza del rischio che comportano gli attacchi informatici. L’Ue si sta quindi concentrando sull’aumentare la resilienza di diversi settori strategici, come quello energetico, dei trasporti, lo spazio, la salute e la finanza. L’Agenzia europea per la sicurezza aerea ha già creato una squadra per la risposta di emergenza sui computer e una task force dedicata alla cyber-sicurezza. Inoltre, entro la fine del 2017 saranno sviluppati nuovi indicatori di vulnerabilità per aiutare il monitoraggio della sicurezza delle infrastrutture.
Altro punto chiave della strategia Ue è la protezione dei cittadini da contenuti online inneggianti all’odio o ad atti di terrorismo. Per questo, Europol ha messo in piedi un’unità speciale dedicata alla scansione del materiale che si trova sul web, alla quale sono già stati segnalati decine di migliaia di post, il 90% dei quali sono stati rimossi. In questo senso, un ruolo importante ha lo EU internet Forum creato nel 2015 per mettere insieme governi, Europol e le più grandi aziende di social media, che si sono impegnate a rimuovere il più presto possibile contenuti legati alla propaganda terroristica.