Bruxelles – La riforma della magistratura che sta portando avanti il governo della Polonia “amplifica di molto le minacce allo Stato di diritto” nel Paese e la Commissione è pronta anche a proporre contro Varsavia l’attivazione dell’Articolo 7 dei Trattati, che prevede la sospensione del diritto di voto in Consiglio.
Le leggi in discussione a Varsavia “individualmente erodono in maniera seria l’indipendenza dei magistrati” e collettivamente se approvate in via definitiva “abolirebbero ogni rimanente indipendenza della magistratura mettendo il potere giudiziario sotto il pieno controllo politico del governo”, ha dichiarato il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, annunciando che l’esecutivo sta già preparando una serie di misure contro la Polonia che potrebbero essere approvate già la prossima settimana quando nel collegio verrà adottata una terza raccomandazione sullo Stato di diritto nel Paese e si apriranno una serie di procedure di infrazioni.
La Commissione aveva già deciso di muoversi contro la Polonia nel 2016, dopo l’arrivo al potere del Partito Legge e Giustizia (PiS) diretto da Jarsolaw Kaczynski, quando il governo si era mosso per prendere il controllo della Corte costituzionale, non accettando la nomina dei giudici scelti dal precedente Parlamento e imponendo dei nomi graditi al nuovo. Ci sono “giudici legalmente eletti che non sono stati nominati, e giudici nominati che non sono stati eletti legalmente”, ha ricordato Timmermans.
Delle nuove leggi che preoccupano Bruxelles due sono state approvate e sono solo in attesa della firma del presidente della Repubblica, il quale però chiede alcune modifiche. La prima dà al Parlamento il potere di nominare 15 su 25 membri del Consiglio nazionale della magistratura (Krs), organo costituzionale che ha il compito di salvaguardare l’indipendenza dei magistrati e dei giudici e che nomina e decide le promozioni, e la seconda cambierebbe il modo in cui vengono nominati i presidenti dei tribunali distrettuali e delle corti d’appello, rendendo il ministro della Giustizia il solo responsabile di tali decisioni. Una terza riforma dà sempre al ministro della Giustizia il potere di prepensionare i giudici della Corte suprema a lui sgraditi. Se venissero approvate queste riforme senza modifiche “i giudici lavorerebbero sotto il controllo dei leader politici e sarebbero dipendenti da loro per quanto riguarda nomine e pensioni”, ha affermato il vicepresidente specificando che finché non saranno in vigore la Commissione “non può agire”, ma sta già preparando una raccomandazione sullo stato di diritto e una procedura di infrazione per violazione delle regole Ue in modo tale da poterle adottare in fretta appena sarà il momento. In più “stiamo andando molto vicino all’attivazione dell’articolo 7”, ha minacciato Timmermans che però sa che l’iter non sarà semplice. Per l’apertura di questa procedura è infatti necessaria una maggioranza qualificata in Consiglio Ue, ma per passare poi alla fase successiva delle sanzioni serve l’unanimità nel Consiglio europeo e l’Ungheria, che ha problemi non molto diversi dalla Polonia su queste materie, potrebbe quindi bloccare la sospensione del diritto di voto.
Timmermans ha anche invitato il governo polacco a riaprire il dialogo con la Commissione che è ormai in stallo da mesi sulla questione della Corte costituzionale. “Il 13 luglio ho espresso ai ministri degli Affari esteri e della Giustizia le mie preoccupazioni e li ho invitati a Bruxelles per riaprire il dialogo”, ha raccontato il vicepresidente, ma la risposta per ora è stata che due giorni dopo i nuovi, discussi provvedimenti, sono stati approvati dal Parlamento.
Timmermans si è anche soffermato sul caso della giornalista polacca che ha subito attacchi e minacce nel suo Paese per aver fatto domande ritenute scomode ai portavoce della Commissione. “Non dovrebbe succedere che giornalisti siano intimiditi per aver fatto il proprio lavoro”, bisogna fare in modo “che nessuno che fa domande debba sentire paure per conseguenze. Non funziona così in una società libera e per questo chiedo a tutti di smettere con le intimidazioni ai giornalisti”.