Bruxelles – Dove sono le donne in Commissione? Non dove potrebbero, non dove dovrebbero. Per questo il collegio dei commissari ha deciso di porre rimedio ad una sotto-rappresentazione tanto, troppo praticata negli uffici dell’esecutivo comunitario. Attualmente le donne sono il 55% del personale impegnato quotidianamente a garantire il funzionamento dell’istituzione comunitaria, ma solo il 33% ha un ruolo dirigenziale.
Le donne contano poco, e la Commissione intende farle contare di più. Non tanto di più, per la verità. Le nuove regole interne licenziate oggi dal team Juncker intendono garantire una quota minima di 4 donne ogni 10 posti di capo unità (40%). Si tratta dei dirigenti di livello intermedio, e solo qui si intende rimettere mano al personale. Verifiche periodiche verranno condotte in ogni direzione generale al fine di monitorare i gap di genere: laddove ci saranno troppe poche cariche al femminile, si dovrà provvedere a riequilibrare la disparità uomo-donna.
L’obiettivo è avere quote minime del 40% per la fine dell’attuale legislatura, che pure qualche risultato l’ha ottenuto. Dall’insediamento dell’attuale squadra di commissari, la quantità di posti da capo unità riservato a donne è passato dal 32% al 35% del totale disponibile. D’ora in avanti gli sforzi per tener fede agli impegni voluti da Jean-Claude Juncker in persone saranno “raddoppiat”, assicura il vicepresidente dell’esecutivo Ue, Frans Timmermans. Uno sforzo sentito come doveroso a Bruxelles, dove sulle quote rosa la faccia è stata persa. Erano stato promesso il 40% di commissarie, e l’obiettivo non è stato raggiunto. Non è solo colpa di Juncker, in quanto spetta ai governi fare i nomi dei commissari, ma l’obiettivo non è stato raggiunto.
Le donne nei posti da alto dirigente (direttori generali, direttori generali aggiunti, consiglieri principali) continueranno a essere sottorappresentate in quanto le nuove regole non contemplano questi ruoli. Però da qualche parte bisogna iniziare, e la Commissione ci prova. Più donne a capo delle unità. E’ un inizio, indubbiamente. Si spera non sia anche la fine.