Bruxelles – Le proposte di riforma che riguardano il sistema giudiziario in Polonia avanzate dal partito di maggioranza polacco, Diritto e giustizia (PiS), scatenano grandi preoccupazioni in Europa. Preoccupazioni che sono state espresse in termini chiari dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e anche dal segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. I due hanno alzato la voce inviando entrambi una lettera, il primo al Presidente della Repubblica polacco Andrzej Duda e l’altro al presidente della Camera dei deputati polacca (la Camera bassa del Parlamento).
Tajani si è fatto portavoce dell’Assemblea comunitaria nell’esprimere chiare riserve sulla proposta di legge relativa al Consiglio nazionale della magistratura, che “violerebbe i principi fondamentali dei trattati dell’Ue” oltre che minare “l’indipendenza e l’imparzialità del potere giudiziario in Polonia”. “So che il progetto di legge è in discussione e potrebbe essere approvato in questi giorni”, ha scritto Tajani, e vista l’urgenza della situazione ha deciso di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica polacca, “garante supremo della Costituzione”, invitandolo a tenere conto delle preoccupazioni e delle riserve espresse in merito.
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Simili parole sono state espresse da Jagland che, rivolgendosi al presidente della Camera dei deputati polacca, ha ricordato il ruolo cruciale svolto da organi come le Corti supreme all’interno dei regimi democratici. “Un potere giudiziario efficiente, imparziale e indipendente – si legge nella lettera – è uno dei cardini dei sistemi di bilanciamento di potere che caratterizzano i regimi democratici” e ciò, ha sottolineato Jagland, “garantisce il rispetto dello stato di diritto e delle libertà garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Ad essere a rischio in Polonia, sono il principio di separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura, per questo, ha suggerito il segretario generale: “I testi dovrebbero essere discussi pubblicamente e in maniera appropriata dai parlamenti, oltre che giustificati adeguatamente”.