Bruxelles – La Commissione ci prova. Vuole provare a rilanciare le regioni europee, soprattutto quelle più svantaggiate ed economicamente meno competitive, attraverso progetti pilota volti al potenziamento dell’innovazione degli enti locali nelle comunità locali. E soprattutto, puntando tutto sul “made in”. E’ l’unica cosa che si capisce di una strategia, quella licenziata dall’esecutivo comunitario, vuota in contenuti e anche per questo difficilmente comprensibile, anche al più esperto degli addetti ai lavori. La Commissione ricorda che nell’Ue c’è un problema di competitività e di regioni che fanno fatica a tenere il passo con il resto del sistema Paese ed Europea. Il divario esistente in sostanza si amplia, e l’innovazione può aiutare a colmarlo.
Quattro allora le cose da fare per colmare le distanze e le differenze: accrescere la capacità di innovazione nelle regioni meno sviluppate, stimolare la cooperazione tra le regione per maggiori investimenti nell’innovazione, procedere alla riforma dei sistemi per l’innovazione delle regioni, favorire sinergie tra programmi e fondi comunitari. Per ognuna di queste quattro azioni la Commissione prova a fornire risposte. Nello specifico, al fine di far crescere le regioni meno ricche, l’esecutivo comunitario intende promuovere un’azione pilota finanziata con fondi Ue per mettere a disposizione di quelle regioni che lo vorranno uno strumento utile alla crescita. Il progetto pilota varrà per poche regioni, ancora da individuare. Un altro progetto pilota sarà lanciato entro la fine dell’anno per promuovere progetti interregionali per l’innovazione, da finanziare anche con soldi europei. Quanto alla riforma dei sistemi regionali l’Ue ricorda che sono tanti gli strumenti comunitari che possono aiutare a cambiare passo, e invita gli Stati membri a farne pieno uso. Semplificazione normativa, più sinergie e combinazione di fondi nazionali ed europei rispondono alla quarta sfida.
Di poco c’è veramente poco in questa comunicazione sull’innovazione nelle regioni, di rivoluzionario non c’è nulla. Le priorità non cambiano: va investito in innovazione, digitalizzazione, decarbonizzazione e sviluppo delle competenze delle persone. La Commissione prova a smuovere le acque con idee di principio, progetti pilota che per definizione servono da sperimentazione. Insomma, si offre agli Stati membri una scatola vuota da riempire con nuove pratiche di cooperazione trasversale. L’obiettivo ultimo è modificare il contesto economico, creando le condizioni per attrarre investimenti, in particolare nei loro settori di nicchia competitivamente forti. In tempi di globalizzazione si punta sulle specialità locali, ma in chiave moderna. La Commissione ci prova. Il commissario per la Crescita e gli investimenti, Jyrki Katainen, ha chiesto ai colleghi Corina Cretu (Politiche regionali), Carlos Moedas (Ricerca), Tibor Navracsisc (Istruzione) ed Elzbieta Bienkowska (Industria) di lavorare assieme per mobilitare tutte le risorse disponibili in Europa.