Bruxelles – È finita nel tritacarne dei social network ricevendo decine di insulti a anche minacce di morte solo per aver fatto una domanda scomoda al governo di Varsavia. Dorota Bawolek, corrispondente da Bruxelles di Polsat, la tv commerciale polacca, aveva chiesto ai portavoce della Commissione di prendere posizione sulla proposta del governo di Beate Szydlo e del suo partito Diritto e Giustizia (PiS) che punta a costringere i giudici della Corte suprema ad andare in pensione ad eccezione di quelli graditi al ministro della Giustizia, ministro che dovrà anche scegliere chi saranno i sostituti di quelli che andranno via. Un provvedimento denunciato come “colpo di Stato” dall’opposizione e di cui probabilmente discuterà anche il collegio dei commissari mercoledì, quando è previsto anche un dibattito sullo Stato di diritto in Polonia. Bawolek facendo la domanda al briefing di mezzogiorno aveva anche criticato lo stesso esecutivo europeo, lamentando il fatto che prende posizione sulla Brexit ma non sulla Polonia “un Paese membro che forse” ha aggiunto “se Bruxelles continua a non commentare fatti come questo in futuro potrebbe lasciare l’Ue” come il Regno Unito.
Le sue domande sono state riprese dalla televisione pubblica polacca Tvt e sono state fatte oggetto di un servizio in cui le sue parole venivano definite “provocazioni” e additate come puramente politiche dal commentatore, che ha anche affermato che gli standard professionali di Polsat sarebbero diventati “inammissibili”. Dopo il servizio sono iniziati gli attacchi sui social ad opera dei sostenitori del PiS che, secondo quanto riportato da Euractiv, hanno definito la giornalista “spia”, “manipolatrice anti polacca”, “prostituta”, “marxista” e l’hanno bollata come “affiliata politicamente a Piattaforma civica”, il partito di opposizione. Oltre agli insulti ci sono state diverse minacce e attacchi più generali alla tv privata definita anch’essa “bolscevica” e “minaccia per la Polonia”.
In generale il Polonia sui media pubblici, che sono stati totalmente messi sotto il controllo governativo, vengono attaccati i media privati perché accusati di “presentare la riforma della giustizia in maniera del tutto assurda”. L’attacco alla stampa è oramai fortissimo in Polonia da parte del patito al potere e dagli organi di stampa, in particolare quelli televisivi, che controlla, che bolla come “antipolacca” ogni critica alle scelte del governo.
Si tratta di “minacce inaccettabili” che “speriamo restino un caso isolato”, è stato il commento oggi del portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas che ha invitato tutti “ad avere rispetto” per la giornalista. Dalla Commissione però sino ad ora non è venuta una chiara e limpida difesa del diritto di libertà di espressione in Polonia, così come prevede l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione (riportato qui sotto) che pure la Commissione europea dovrebbe difendere.
Libertà di espressione e d’informazione
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.