Bruxelles – Proseguono i lavori per la stesura di un codice di condotta per le Ong operanti nel Mediterraneo per salvare i migranti che tentano la traversata verso l’Europa. “La Commissione e l’Italia hanno avuto un incontro molto costruttivo a livello tecnico ieri su una bozza preparata dalle autorità italiane”, ha spiegato la portavoce dell’esecutivo comunitario Natasha Bertaud, secondo cui “l’obiettivo è fornire regole chiare su come imbarcazioni private, ma anche quelle delle missioni Ue, debbano svolgere le loro operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo”.
L’Italia vorrebbe imporre alcune regole. Ad esempio, l’impossibilità per le imbarcazioni delle Ong di fare delle segnalazioni in mare per farsi identificare e raggiungere dalle navi cariche di migranti. Il governo italiano punta anche a obbligare le Ong a ospitare a bordo dei rappresentanti di forze dell’ordine, che possano vigilare sul corretto comportamento degli attivisti e assicurarsi che non ci sia nessun contatto diretto con i trafficanti.
Se le Ong aderiranno a questo codice di condotta, “in linea con legge internazionale, avranno la garanzia di poter accedere ai porti italiani”, ha continuato la portavoce. Se non lo faranno, i porti potrebbero essere chiusi, sembra l’avvertimento. Tuttavia, come ha sottolineato di recente la presidente della Camera, Laura Boldrini, chiudere i porti a natanti che portano persone bisognose di assistenza, è un’ipotesi difficilmente percorribile, proprio in virtù della legge internazionale.
La bozza del testo è ancora in discussione e i portavoce dell’esecutivo comunitario non hanno voluto diffonderne i dettagli. Si sono limitati a ricordare che l’idea è stata sostenuta da tutti i Paesi membri nel Consiglio informale di Tallin.
Per la Commissione, quello che fanno le Ong “è nobile” e l’Italia vole solo “che tutti rispettino il diritto internazionale e che tutti gli operatori cooperino meglio tra loro” nelle operazioni di ricerca e soccorso, “e noi della Commissione crediamo che il codice possa servire a questo scopo”. “Nessuno dice e nessuno ha mai detto che le Ong dovrebbero fermare le loro operazioni”, ha precisato la portavoce ricordando che “la prossima tappa è una consultazione da parte dell’Italia con le Ong e poi con gli altri Stati membri” sul testo in elaborazione.