Bruxelles – Alla fine è ufficiale: Francesco Totti sarà un dirigente della Roma. Non ne sarà più capitano in campo, ma timoniere da fuori. Non c’è ancora la firma, ma c’è l’annuncio dell’ormai ex giocatore e a questo punto prossimo ‘quadro’ giallorosso. Una conclusione annunciata, nel segno e nel disegno di Hillary, la signora Totti, che sommessamente ma non troppo aveva già pubblicamente annunciato i piani per il futuro di suo marito e della loro famiglia.
Niente Miami, niente Tokyo. Le voci corse e rincorse in questi mesi vengono messe a tacere, spazzate via, come spesso avviene nella vita, da una scelta. Una scelta vera, con la “a”, e quindi femminile.
Volere degli americani? “Colpa” di Spalletti? Macchè! Era stata Hillary a decidere il futuro prossimo di Totti, come svelato in una chiacchierata con Fabio Fazio a cui pochi, probabilmente, prestarono attenzione. Comprensibile. Si guarda al campione, in questo caso il numero 10 della Roma, e non si bada al contorno. Un errore. Perché in quella chiacchierata di una decina di minuti o poco più, la moglie del campione ne annunciò l’uscita di scena. Lui, il signore di Roma e idolo indiscusso di una città, avrebbe voluto continuare a solcare i campi da gioco almeno per un’altra stagione. La sua signora era d’accordo? E’ stato a febbraio, cinque mesi fa, che la signora Totti si è espressa. Giocare ancora? “No, basta, avrà finito. Ha fatto 40 anni…”. Più chiaro di così, difficilmente si poteva. Come sul resto. Miami? Tokyo? Timbouktou? “E’ una scelta che spetta a lui, ma Francesco ha 40 anni: e dove andiamo? Stiamo a Roma. Si sta tanto bene a Roma…”. Parole dette scherzando, col sorriso, alla Hillary insomma. Alla fine i romani romanisti le risposte sul loro condottiero, sul loro simbolo, sul loro bimbo de oro, per prendere in prestito espressioni coniante dal noto cantore delle gesta romanista Zampa, le avevano già.
Neppure essere Francesco Totti permette di sottrarsi alla più classica delle regole che vuole la donna dettare la linea della politica famigliare, e sulla base di questa definire scelte e decisioni. Del resto il mondo tutto ne ha avuto una chiara prova nel vedere un presidente degli Stati Uniti, non certo personalità qualunque, cambiare di posto per espressa richiesta della consorte. L’immagine di Barack Obama spostarsi per ordine di Michelle è emblematica delle logiche alla base dei rapporti di coppia, e aiuta a capire meglio l’epilogo della saga del Pupone di Porta Metronia e l’inizio della sua seconda vita in giallorosso, che avverrà come previsto, nel segno e nel disegno di Hillary.