Lo ammetto: erano trent’anni che desideravo vedere un concerto di Suzanne Vega e, come dire, finalmente ce l’ho fatta. Questa semplice e delicata artista newyorkese, nonostante l’età, sembra non avere nessuna intenzione di mollare e, ancora una volta, si è messa la chitarra acustica in spalla ricominciando a girare l’Europa, accompagnata solo dal sempreverde Gerry Leonard, “di castello in castello” come un menestrello medioevale. La prima data del tour era proprio quella all’Ancienne Belgique di Bruxelles e così quando sale sul palco, subito dopo il collega brizzolato che gli fa da apripista con la chitarra elettrica, non riesce a dissimulare una certa emozione. Il pubblico per l’occasione – come al solito prevalentemente fiammingo quando si tratta di musica folk – ha riempito totalmente la sala di circa 1200 posti accogliendola con calore sincero.
Mrs. Vega presenta un set di canzoni che copre un po’ tutta la sua carriera, con una predominanza dei primi due dischi, ben sapendo che rappresentano a detta di tutti la sua eredità artistica di maggior livello. È una gioia poter riascoltare, ad esempio, cantata direttamente dalla sua voce, pezzi storici come la cullante Marlene on the wall o la scarna e dolce Small blue thing (dall’album omonimo, col quale esordì nel 1985) che la fecero conoscere al grande pubblico. Così come la sempre incantevole Gypsy (dal fortunato Solitude Standing del 1987), scritta, come rivela lei stessa, per un uomo che all’epoca amava e che oggi resta ancora un suo grande amico. Quando suona la più ritmata Blood makes noise – in una versione più spoglia e molto diversa dall’originale – preannuncia un nuovo tour entro l’anno nel quale canterà per intero sia l’LP 99.9 F° (con cui iniziò il sodalizio artistico con Mitchell Froom, che sposò ma dal quale divorziò) sia il succitato Solitude Standing per celebrarne, rispettivamente, il venticinquennale e il trentennale dalla loro uscita. Come detto, la cantautrice americana propone anche brani più recenti, poco conosciuti al pubblico ma artisticamente interessanti, eseguendo fra le altre Crack in the wall e Never wear white (del 2014) e qualche episodio dell’ultimissimo album, uscito lo scorso anno, incentrato sulla figura di Carson McCullen.
In chiusura, Suzanne Vega non può proprio fare a meno di eseguire le sue due canzoni più conosciute e di conseguenza attesissime dalla platea: Tom’s Diner, ma soprattutto Luka, che ancora oggi riesce a lasciare il segno con quei suoi versi (in verità autobiografici) così espliciti riguardo al dramma psicologico della violenza domestica, vissuto da molti bambini. Che dire quindi?
Attendere tanto tempo questo evento ne è valsa veramente la pena e, visto l’esito, spero proprio di cuore che non sia l’ultima.