Bruxelles – Nel risolvere la crisi delle banche venete l’Italia non ha violato le regole. L’Eurogruppo prende nota di quanto avvenuto per Vento banca e Banca popolare di Vicenza (Bpvi) e ‘promuove’ a pieni voti l’operato del governo e delle istituzioni comunitarie, che insieme hanno trovato la quadra. I ministri economici dei Paesi Ue con la moneta unica hanno discusso del punto “recenti sviluppi della situazione bancaria”, al primo posto nell’agenda dei lavori. Elke Koning, a capo del Consiglio di supervisione unico (Srb), e la commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, hanno esposto i fatti, e alla fine tutti sono rimasti convinti che “tutte le decisioni sono state prese in pieno rispetto del quadro legislativo europeo”, sintetizza al termine dei lavori il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem.
Nel caso nazionale Intesa Sanpaolo assorbe i rami utili di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca accollandosene però i rischi. Si tratta dei crediti deteriorati, quei prestiti la cui restituzione risulta meno chiara e meno certa. Lo Stato provvederà all’iniezione di liquidità per 4,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono garanzie complessive per 12 miliardi. Tutti interventi che la Commissione europea ha giudicato compatibili con le regole sugli aiuti di Stato. Sono queste ultime, semmai, a dover essere riviste, nel quadro della direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd). In base alle regole vigenti, non tutti gli istituti di credito ricadono sotto la supervisione diretta della Bce. Nello specifico le banche più piccole e quelle più in generale non ritenute “sistemiche” (in grado cioè di produrre effetti di contagio sull’intero sistema finanziario comune) ricadono sotto il controllo dei supervisori nazionali.
“Quello che non vogliamo far accadere è una serie di rotte che conducano o incentivino a trovare soluzioni con cui aggirare le rigide regole della Brrd”. Su questo Dijsselbloem e i membri dell’Eurogruppo sono chiari. Adesso, “la questione è stabilire cosa fare nel caso in cui la soluzione per le banche non avvenga nel solco della direttiva Brrd, come ad esempio le regole nazionali di insolvenza”. L’opinione è che la legislazione comunitaria “debba essere aggiornata”. Ci dovrà lavorare la Commissione europea, dato che la la questione “è stata sollevata”.
Facile immaginare che a porre il problema sia stata l’Austria. Del resto, al suo arrivo a Bruxelles, il ministro delle Finanze di Vienna ha espressamente spiegato di essere venuto con l’intenzione di chiedere delucidazioni sul “perchè alcuni Paesi applichino la legislazione nazionale invece di quella europea”. Ogni riferimento all’Italia non è del tutto casuale. Anzi. Per l’austriaco, il problema è che “non abbiamo più bisogno di regole, ma di un’autorità che si assicuri che tutti le applichino”. Toni e parole che danno il senso delle diverse vedute in seno agli Stati dell’Eurozona. E’ un altro ministro di lingua tedesca a rassicurare: le regole ci sono e sono state rispettate. Per Wolfgang Schaeuble, responsabile per le Finanze della Germania, il governo Gentiloni “ha dimostrato di sapere come gestire la situazione”, svolgendo “un buon lavoro in una situazione difficile” ma nel solco delle norme. Per Berlino, dunque, l’Italia gode di “fiducia totale”.
Servono però coerenza e chiarezza. Le regole nazionali per l’insolvenza bancaria non sono armonizzate. Sono diverse, e quindi si incorre nel rischio di qualche scappatoia. Lo afferma Dijsselbloem, e lo ripete Schaeuble. “I regimi di insolvenza nazionali sono difficili da comprendere”. Vanno quindi ancorati alle regole comuni. Per ora avanti così, ma da qui in poi c’è la necessità di capire come andare avanti. Nel caso italiano “il quadro normativo è stato rispettato, su questo non c’è dubbio”, sottolinea una volta di più il presidente dell’Eurogruppo. “Quello di cui sono preoccupati i ministri è cosa fare per il futuro”. Su questo si lavorerà. Intanto il governo italiano e il suo ministro, Pier Carlo Padoan, raccolgono la ‘benedizione’ dei partner. Era questo l’importante, dopo i dubbi sollevati sulla vicenda delle banche venete.