Bruxelles — Non è una data a caso quella scelta per la pedalata Roma-Bruxelles dalla bolognese Lucia Bruni, attivista impegnata presso la cooperativa sociale Open Group. Appassionata di cooperazione sociale e ciclismo, Bruni ha voluto ricordare il sessantennale della firma dei Trattati di Roma impegnandosi in un’impresa che unisse le sue due più grandi passioni. Perseguendo il sogno dei padri fondatori della Cee di una casa comune in cui regnasse l’armonia derivata dalla collaborazione tra i Paesi membri, Bruni ha intitolato il proprio viaggio in onore dell’Europa, “Il mio cuore per il cuore della Ue”. Il percorso, volto alla sensibilizzazione del pubblico sui problemi ambientali, il potenzialo europeo in termini di sviluppo e non solo, ha contato una serie di tappe significative per la storia dell’Ue. Cominciato in piazza del Campidoglio il 19 giugno, il progetto si è concluso con l’arrivo nella capitale dell’Ue Bruxelles il 5 luglio, facendo tappa a Strasburgo, Schengen, Lussemburgo, Maastricht.
Svoltasi secondo un calendario ferreo, la pedalata ha incluso un incontro al giorno con un esponente locale, un corredato di foto su esperienze di rilievo, e una dedica a una figura storica importante per l’integrazione europea e i diritti umani. Durante la tratta italiana, Lucia Bruni ha sostato presso la sede della Regione Emilia-Romagna a Bologna, dove ha incontrato il Presidente Stefano Bonaccini, e l’Assessore all’agricoltura Simona Caselli al Caseificio Caretti di San Giovanni Persiceto, ricostruito dopo il terremoto del 2012 grazie all’intervento europeo. La Bruni, al suo arrivo a Bruxelles, è stata accolta dai rappresentanti delle Istituzioni Ue presso la sede dell’Emilia-Romagna.
“La bici non ha età” ha commentato la stessa Bruni nel giorno del suo arrivo. “L’Europa per andare avanti ha bisogno dei cittadini, e ciò dev’essere fatto sia dal basso che dall’alto. Volevo sottolineare che in questi sessant’anni tanti passi sono stati fatti per gli ideali originari della pace, della cooperazione tra gli stati fondatori. Altri ideali oggi sono altrettanto importanti, forse ancora più importanti, per la pace, i diritti umani, la tutela dell’ambiente. Sono cose che vanno fatte insieme, poiché è difficile che uno stato da solo riesca in ciò”. La Bruni, accompagnata lungo il tragitto da gruppi ciclistici e semplici appassionati di bicicletta, ha reso la sua pedalata un progetto democratico e accessibile a chiunque, offrendo la possibilità di concordare incontri e visite in realtà locali particolari.
Per tutti coloro che non hanno potuto seguire Bruni dal vivo, la ciclista si è premurata di curare un diario di viaggio. “Da soli i governi e i parlamenti non possono sostenere la spinta che ci vuole per fare i passi decisivi per andare avanti. Ognuno deve fare la propria parte per portare avanti questo progetto”. Con un carico di oltre 15 chili, Bruni ha portato a termine un’impresa che l’ha vista percorrere più di 150 chilometri al giorno. Distintasi per essere l’ultima di una serie di ciclisti prima di lei impegnatisi nello stesso percorso, Bruni rimane ferma sulle sue convinzione e ribadisce: “La vocazione dell’Europa unita è importante e ha bisogno del sostegno di tutti quanti”.
Tra le esperienze più significative, oltre alle tappe romagnole, la ciclista ricorda l’incontro col giudice del Tribunale dell’Ue Ezio Perillo, e la sentenza che ha sancito l’applicabilità del Diritto dell’Ue per i singoli cittadini e non solo per i rapporti tra gli Stati membri. “Con la mia bici amo sfidarmi, trovare strade nuove, connettere esperienze e narrazioni, accrescendo il valore ambientale, sociale, storico delle comunità” scrive sul sito la stessa Bruni. “Dalla sella della bici si vede e si può andare lontano in senso geografico e simbolico”.