Bruxelles – Mostra soddisfazione l’Italia per l’esito della riunione informale del Consiglio Affari Interni a Tallinn in cui si è discusso anche di immigrazione. Il fronte del no all’apertura dei porti europei agli sbarchi, come era scontato e annunciato, per il momento non si smuove, ma il governo si felicita comunque dell’accordo sui punti principali del piano proposto dalla Commissione.
“La riunione è andata secondo le aspettative, perché c’era un’agenda che era già stata disegnata dall’incontro di Parigi di domenica scorsa e dalla Commissione europea”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Marco Minniti lasciando la riunione e rilevando che “c’è stata la quasi unanimità sull’attività in Libia, sul codice di condotta per le Ong e sul rafforzamento dei rimpatri”.
Ai ministri “ho sottolineato il divario rispetto a quanto fatto per la Turchia e tutti hanno riconosciuto che non è sostenibile”, ha affermato Minniti riferendosi alla differenza con l’investimento fatto l’anno scorso per bloccare la rotta balcanica nel piano d’azione con Ankara, che è stato di 3 miliardi, e accusando l’intervento europeo sulla Libia che “non è finora stato particolarmente convincente per una ragione molto semplice: la strutturale instabilità del Paese”. Per questo, ha chiesto Minniti, bisogna “andare oltre i finanziamenti già predisposti dalla Commissione, e prevedere anche il contributo dei singoli Stati, che si sono detti disponibili a intervenire”, e questi investimenti avranno tre diversi obiettivi: “Rafforzare la guardia costiera libica nel controllo delle acque territoriali, rafforzare la presenza dell’Oim e dell’Unhcr, controllare le frontiere meridionali della Libia”. Per quanto riguarda il codice di condotta per le Ong, che l’Italia chiede con forza per regolamentare i loro interventi nel Mediterraneo, Minniti ha affermato che che “senza pregiudizi, è però necessaria una regolamentazione perché le navi delle Ong si coordinino con quelle di Frontex nell’attività al largo delle coste libiche e con le autorità giudiziarie nell’ambito delle operazioni contro gli scafisti”. Il codice sarà scritto insieme alla Commissione europea e dovrebbe essere completato “in tempi rapidi” prima di essere sottoposto a tutti gli altri Stati Ue per l’approvazione.
Resta il no all’apertura dei porti degli altri Paesi Ue per gli sbarchi dei migranti economici che vengono salvati nel Mediterraneo. Arrivando al vertice, il ministro tedesco, Thomas de Maiziere, lo ha messo subito in chiaro: “Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio”. Lo stesso ha fatto anche il ministro belga per l’Asilo e politica migratoria Theo Francken: “Non credo che apriremo i nostri porti”. E il padrone di casa estone Sven Milkse ha ribadito che sulla questione “non è possibile forzare nessuno”. Il tema, su cui l’Italia insiste molto, non era all’ordine del giorno e ci vorrà tempo, se mai si riuscirà, per rompere questa opposizione. “La regionalizzazione della missione Triton non era all’ordine del giorno di questa riunione”, ha ricordato Minniti, secondo cui “è però evidente che ci sono posizioni contrastanti: noi manteniamo il nostro punto di vista, altri mantengono il loro: ne discuteremo nella sede formale di Frontex con la necessaria fermezza”. La riunione di Frontex è attesa per la prossima settimana, ma anche quella non sarà risolutiva.