Bruxelles – Brexit vuol dire “incertezza”, sarà, comunque vada, un’intesa a perdere per tutti, ma l’Unione europea lavora lealmente per raggiungere un accordo con la Gran Bretagna e per evitare la sciagura di un non accordo. “Il periodo transitorio è già cominciato, di fatto” e dunque il mondo delle imprese “non deve perdere tempo” e si prepari ai cambiamenti. Lo ha spiegato questa mattina parlando davanti al Comitato economico e sociale europeo Michel Barnier, il capo negoziatore dell’Ue per questo complicato dossier.
“Brexit vuol dire incertezza, non sarà business as usual”, ha ripetuto Barnier, sottolineando che sarà molto importante in questo negoziato “garantire la trasparenza”. Il capo negoziatore ha ribadito che “lasciare il Mercato unico vuol dire perdere dei benefici, non sarà più la stessa cosa. Ma non so se questo è chiaro al di là del canale”, comunque, da parte dell’Unione “non c’è alcuna volontà punitiva, e siamo fortemente uniti”. Il compito che sente di avere Barnier “è limitare i costi per i 27 per quanto possibile, ma dobbiamo prepararci alle conseguenza che verranno dalla Brexit: il 29 marzo 2019 il Regno Unito sarà uno Stato terzi rispetto all’Unione e non avrà gli stessi diritti degli Stati dell’Ue. Il commercio, ad esempio, non sarà più fluido come ora per uno Stato che lascia l’Unione”.
Il capo negoziatore Ue ha poi spiegato che “tutti i circa 60 accordi commerciali che l’Ue ha stipulato nella sua storia sono frutto di un avvicinamento regolamentare. Con il Regno unito invece il processo è esattamente il contrario, poiché loro vogliono allontanarsi. E cosa sarà questa divergenza? Come funzionerà? Sarà un processo di dumping regolamentare, fiscale o sui consumatori?”.
La cosa che sembra preoccupare di più Barnier è però il rischio di un non accordo, paventato invece come una buona soluzioni da alcuni politici britannici. “Noi vogliamo arrivare ad un accordo, senza aggressività o arroganza da parte nostra – ha ribadito -.Un non accordo sarebbe un ritorno ad un passato lontano, al regime del Wto, con diritti di dogana per le auto al 10 per cento, al 19 per cento sugli alcolici o al 12 per cento sul pesce, e questo sarebbe un danno per il regno Unito, il cui maggior mercato di export è proprio l’Ue”. Il negoziatore ha insistito a lungo su questo punto: “Un non accordo vorrebbe dire pesanti controlli alle frontiere, nulla potrebbe essere trasportato ‘a vista’, ogni merce dovrebbe fermarsi almeno tre o quattro giorni per i controlli doganali, e ci sarebbero pesanti ricadute anche sulla logistica”. Insomma, un non accordo “aggraverebbe una situazione che è comunque a perdere per tutti, e non ci sarebbe nessuna giustificazione ragionevole al non raggiungere un accordo”.
L’importanza di un accordo è stata sottolineata anche dal presidente del Cese Georges Dassis, il quale ha voluto anche precisare che “la Brexit è un processo importante, ma l’avvenire dell’Unione europea lo è di più”.
Barnier poi ha ricordato che “marzo 2019 è tra venti mesi, e il tempo passa veloce”; anche perché secondo il capo negoziatore “dobbiamo concludere il negoziato entro ottobre 2018, perché ci sia il tempo delle necessarie ratifiche entro il 29 marzo 2019”.
In questo contesto, rispondendo alle numerose domande venute dai consigliere di Comitato economico e sociale, Barnier si è rivolto alle imprese, invitandole “a non perdere tempo. L’economia europea deve prepararsi, il periodo di transizione è già cominciato”.