Bruxelles – La Brexit che impone maggiori attenzione alle manovra di Londra o le difficoltà del settore che impongono la necessità e di fare economia? Probabilmente entrambe le cose spiegano il calo di giornalisti accreditati presso le istituzioni comunitarie. A giugno 2017 risultano in possesso di un badge per l’accesso a Commissione, Consiglio e Parlamento Ue 885 redattori tra stampa scritta, on-line, radio e tv. Un dato in calo in calo rispetto allo scorso anno, quando di cronisti a Bruxelles se contavano 939. Sono “spariti” 54 giornalisti, non pochi. E’ soprattutto la riduzione nell’organico dei tedeschi a farsi sentire: ci sono 12 addetti ai lavori in meno provenienti dalla Germania rispetto allo scorso anno (si è passati da 116 a 104 accreditati). Seguono i rappresentanti del mondo della stampa francese (79 in totale, 10 cronisti in meno rispetto a un anno fa) e americani (18 in tutto, 10 in meno del 2016). Aumentano invece i lasciapassare per la stampa britannica, cresciuti da 95 a 98 unità. La Brexit potrebbe spiegare questi flussi: la stampa del Regno Unito ha più interesse a capire come intende muoversi l’Ue nel delicato terreno dei negoziati per l’addio di Londra dall’Unione, e i media europei vogliono invece seguire le manovre di Downing Street.
I giornalisti britannici sono praticamente gli unici a essere cresciuti in numero a Bruxelles. Tutte le delegazioni hanno visto tra il 2016 e il 2017: Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Grecia, Portogallo, Svezia, Irlanda, Bulgaria, Austria e Polonia si aggiungono alle già citate Germania, Francia e Stati Uniti. Anche l’Italia “perde pezzi”. I giornalisti accreditati a Bruxelles sono 70, un anno fa ve n’erano quattro in più.