Bruxelles – Insediatosi alla Casa bianca soltanto da pochi mesi, Donald Trump ha già fatto discutere molto sulle sue linee politiche e sui suoi atteggiamenti, influenzando non poco il modo in cui il resto del mondo ora guarda agli Stati Uniti di cui è presidente. La leadership di Trump sia in termini di stile che in termini di contenuti ha sollevato numerose questioni sul livello di fiducia e sicurezza che la comunità globale ha, oggi, nei confronti degli Usa. Questioni a cui ha cercato di dare una risposta il Pew Researcher Center che, di recente, ha pubblicato i risultati di una ricerca, presentata oggi a Bruxelles al German Marshall Fund, condotta in 37 paesi del mondo (ad esclusione degli Stati Uniti), che mostra come questi percepiscono la nuova amministrazione Trump.
I numeri parlano chiaro e rivelano un netto calo della fiducia della comunità globale nei confronti della presidenza degli Stati Uniti tra la fine dell’amministrazione di Barack Obama e l’inizio di quella capeggiata da Trump: dal 64% il livello è sceso fino al 22%. A salire, invece, è stata la sfiducia che ferma al 23% al termine del mandato Obama, raggiunge il 74% con Trump. Il declino della fiducia è specialmente evidente tra le nazioni che confinano con gli Stati Uniti come il Messico, che ha registrato il calo maggiore dal 49% al 5%, e il Canada, così come tra i grandi alleati della superpotenza in Asia, in particolare il Giappone sceso dal 78% al 24%, e in Europa. E in questo ultimo caso, i bassi livelli di fiducia nei confronti dell’alleato transatlantico per paesi come il Regno Unito, la Francia, la Germania e la Spagna, non è cosa nuova, ma richiama le tendenze già registrate al termine del secondo mandato del repubblicano George W. Bush.
Gli unici due paesi a viaggiare in controtendenza sono Israele e Russia che, a quanto pare, si fidano più di Trump che di Obama.
A far crollare gli indici di gradimento sono innanzitutto le politiche già promosse, o per ora soltanto annunciate in campagna elettorale, da Donald Trump: la revoca del supporto degli Stati Uniti all’accordo sul nucleare con l’Iran, il ritiro dal paese dagli accordi di Parigi sul clima e dagli accordi commerciali di libero scambio, le restrizioni per l’entrata nel paese stabilite nei confronti dei musulmani e l’idea della costruzione di un muro al confine con il Messico. Tutte politiche che registrano più dissensi che consensi da parte della comunità globale. All’impressione negativa, tuttavia, contribuiscono anche il carattere e le attitudini personali del Presidente che risulta arrogante per il 75% del pubblico, intollerante per il 65% e pericoloso per il 62%. Numeri davvero alti e, forse, resi ancora peggiori dal fatto che soltanto il 26% degli intervistati consideri Trump un presidente ben qualificato.
Crolla dunque la fiducia e il senso di sicurezza nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca e delle sue politiche, ma in ogni caso, questo sembra non creare troppi allarmismi all’interno della comunità globale per il futuro delle relazioni politiche con gli Stati Uniti. Le relazioni tra il proprio paese di origine e la nuova America di Trump rimarranno stabili secondo la maggioranza del pubblico intervistato: niente miglioramenti o peggioramenti, anche se, bisogna ammettere che per i pochi che prevedono sviluppi, quest’ultima strada sembra essere la più probabile.