Antonio Tajani non può tacere. Oggi il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha sferrato un pesante attacco al Parlamento europeo, lo ha definito prima “ridicolo” e poi “molto ridicolo”. E’ vero, “a quanto si apprende”, come scriviamo noi giornalisti quando non possiamo citare ufficialmente una fonte ufficiale, poi ha detto di essersi pentito per il tono usato, ma non è accettabile che qualcuno, nell’Aula del Parlamento, si rivolga così agli eletti dei cittadini. E le scuse non possono essere presentate solo in privato.
Nella sostanza forse aveva anche ragione Juncker, se in Aula a parlare ci fosse stata la cancelliera tedesca probabilmente molti più deputati sarebbero stati presenti, mentre questa mattina quando parlava il premier di Malta, il più piccolo degli Stati Ue, hanno preferito lavorare su altre questioni, nelle commissioni o nei loro uffici.
Non esiste però che il presidente del Parlamento non stigmatizzi, in un momento diverso dal battibecco di stamane, che il Parlamento, i cittadini che esso rappresenta direttamente, non possono essere offesi. Si può criticare, spesso è anche giusto farlo, ma il rispetto anche formale verso il Parlamento, in particolare da parte di un rappresentante istituzionale, non può mai venire meno, pena offendere la stessa democrazia. E Tajani, benché compagno di partito di Juncker, ha il dovere di stigmatizzare formalmente e pubblicamente un comportamento sbagliato.