Bruxelles – Parola d’ordine: accelerare. La Commissione europea intende tradurre in pratica gli impegni assunti dagli Stati membri dell’Ue in materia di immigrazione, ma finora rimasti solo sulla carta. La minaccia italiana di chiudere i porti alle navi delle Organizzazioni non governative (Ong) con a bordo migranti rappresenta il segno di un’inversione di marcia. Domani a Strasburgo il collegio dei commissari adotterà un piano d’azione per far sì che si proceda ai ricollocamenti e al pagamento delle somme di denaro necessarie per finanziare le operazioni di cooperazione con l’Africa. Natasha Bertaud, portavoce del commissario per l’Immigrazione, Dimitris Avrampolous, ha ammesso che “per il momento nuove proposte legislative non sono allo studio”. Non cambierà dunque la legislazione comunitaria né, assicurano fonti comunitarie, l’approccio di Bruxelles.
Tutto continuerà a gravare sull’Italia. Sbarchi in Francia o Spagna non sono neppure presi in considerazione. Non ci sarà una deviazione dei flussi dall’Africa verso l’Europa con trasferimenti di immigrati verso il nord Europa, come qualcuno ha sostenuto in questi ultimi giorni.
L’Italia, e questo a Bruxelles lo hanno capito, intende cambiare il modo di fare delle Ong. Queste ultime hanno sempre raccolto richiedenti asilo in mare e contattato Sophia, l’operazione militare dell’Ue per la lotta alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo. Solo le persone soccorse nell’ambito dell’operazione possono approdare nei porti italiani, che adesso l’Italia minaccia di chiudere. Si vuole cambiare il sistema fin qui adottato visto il diverso peso delle organizzazione non governative. Se fino alla fine dello scorso anno queste rappresentavano il 22% dei salvataggi in mare aperto, adesso rappresentano il 35%-40%. Da qui la necessitò di nuove linee guida per le Ong, che l’Italia provvederà a definire. La Commissione per ora intende fornire sostegno all’Italia facendo pressione sugli Stati membri. Non sarà facile: la Polonia ha già detto di non voler partecipare allo schema di ricollocamento dei migranti. Il team Juncker domani prenderà la decisioni che si riterranno opportune. Si tratta di una serie di misure per l’attuazione rapida di decisioni già prese. Non ci sarà niente di nuovo, dunque. “Di nuovo c’è il piano d’azione per l’intensificazione degli impegni assunti collettivamente”, anticipa la portavoce di Avramopoulos.
Una di queste misure sarà il contributo dei governi al fondo fiduciario per l’Africa. La Commissione europea ha impegnato dapprima 1,8 miliardi di euro dal bilancio comunitario, per poi alzare il tetto di risorse a 2,6 miliardi di euro. Gli Stati membri avrebbero dovuto mettere circa due miliardi, e oggi si contano appena 89 milioni, rilevano a Bruxelles non senza qualche disappunto. Dà fastidio vedere che le promesse non sono mantenute, e dà fastidio sapere che c’è forse qualcuno in Europa che lascia all’Ue gli oneri finanziari, o una parte di essi, nella gestione delle politiche migratorie. “Ma il bilancio comunitario non è illimitato”, ragionano nella capitale dell’Ue. Si ricorderà anche questo nelle misure attese domani. Così come si ricorderà che manca ancora un’area di ricerca e soccorso dei richiedenti asilo. Va trovato con Tunisi un accordo per bloccare le navi in acque territoriali tunisine, per bloccare gli arrivi. Serviranno impegni politico ed economico. Si attende di conoscere in che modo la Commissione potrà convincere gli Stati, già a partire da domani.