di Frank Beauchamp
Negli ultimi anni l’Unione europea e, più in generale, l’ordine mondiale internazionale liberale guidato dai paesi occidentali, sono stati ripetutamente scossi da crisi e incertezze. Il blocco politico ha dovuto vedersela con la crisi economica e le sfide crescenti che hanno insidiato i suoi valori liberali sia in occidente che in oriente. Tuttavia, in un quadro così desolante, una ventata di speranza è data da una nazione con tutte le carte in regola e di soli 1,3 milioni di abitanti, sul punto di assumere la presidenza di turno dell’UE. Questa nazione è l’Estonia.
Al primo posto tra i paesi d’Europa orientale
Solo una generazione fa l’Estonia, come tutti gli Stati baltici, era ancora sotto il pugno della dittatura comunista dell’Unione Sovietica. Da allora, tuttavia, il paese ha rappresentato un modello per una rapida convergenza con tutti gli aspetti migliori dell’Europa occidentale. In termini di buongoverno o di prestazioni economiche, l’Estonia è all’avanguardia. Inoltre, secondo la scala dell’Indice di trasformazione (BTI) della Bertelsmann Stiftung, benché negli ultimi anni in molti paesi emergenti la qualità della democrazia e dell’apertura economica sia diminuita, l’Estonia ha mantenuto il livello delle sue prestazioni, attestandosi al secondo posto nella classifica dei paesi governati meglio. Proprio in termini di governo, l’Estonia è rinomata per la sua amministrazione efficiente, per il basso tasso di corruzione e per le innovazioni nell’e-government. Nelle recenti elezioni, infatti, una percentuale di estoni compresa fra un quarto e un terzo ha votato online. L’ex presidente estone Toomas Hendrik Ilves è stato una delle forze trainanti dell’eccezionale processo di digitalizzazione in Estonia, e, per il suo lavoro pioneristico, è stato insignito del Premio Reinhard Mohn 2017.
Sotto il profilo economico, il paese ha registrato una forte ripresa dalla crisi finanziaria. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,8 per cento e la Commissione europea ha previsto una crescita dell’economia del 2,8 per cento per il 2018. L’Estonia è stata l’unico tra i paesi sviluppati a non cadere nella trappola del debito: nel 2016 il debito pubblico è sceso al 9,5 per cento del PIL e, a sorpresa, il governo ha beneficiato di un avanzo di bilancio dello 0,3 per cento. La piccola nazione baltica è entrata a far parte dell’eurozona nel 2011 e, senza dubbio, è uno dei membri di spicco del blocco valutario.
Un freno ai trend negativi
Un dato incoraggiante è che, benché l’Estonia sia stata tradizionalmente una terra di emigranti, il paese lo scorso anno ha registrato un tasso netto di migrazione, per la prima volta dall’indipendenza raggiunta nel 1989. L’Estonia ha raggiunto questi straordinari risultati economici grazie a una combinazione di competenze e flessibilità. L’economia è aperta, il commercio estero rappresenta il 90 per cento del PIL, i mercati del lavoro sono flessibili. Nel 2017 il salario minimo è passato a 470 euro al mese rispetto a circa 350 euro nel 2014 e la spesa sociale è moderata. A grandi linee, la disuguaglianza e la povertà sono in linea con la media europea.
Le prestazioni elevate dell’Estonia rappresentano però un’eccezione. Secondo la scala media dell’Indice di trasformazione (BTI) della Bertelsmann Stiftung, la qualità della democrazia nei paesi dell’Est Europa ha subito un’inflessione, passando dall’8,62 nel 2008 all’8,19 nel 2016. Nello stesso periodo, anche l’indice dell’economia di mercato di questi paesi ha subito un’inflessione, passando dall’8,16 al 7,86. Questi valori riflettono i trend negativi degli attuali due membri dell’UE, ovvero Ungheria e Croazia, nonché dei paesi che sperano di aderire al blocco, come la Macedonia e la Bosnia.
Modello di governo trasparente
In occasione della presidenza del Consiglio dell’Unione europea nella seconda metà del 2017, l’Estonia presiederà le riunioni dei ministri nazionali, e quindi svolgerà un ruolo chiave nella definizione dell’ordine del giorno e nella ricerca del consenso nella politica europea. Durante la presidenza di turno dell’UE, l’Estonia spera di poter applicare il suo modello di governo di trasparenza, apertura ed e-government, dedicando grande attenzione alla discussione di importanti dossier, tra cui il completamento del mercato unico digitale dell’UE, l’unione energetica tesa a migliorare la sicurezza e la competitività del settore e l’integrazione di altri paesi dell’Europa dell’Est.
L’Estonia assumerà la presidenza dell’Unione europea in un momento ambiguo nella storia dell’UE. Da un lato, si sa che il blocco ha affrontato sfide su tutti i fronti: la crisi dell’euro, la crisi dei migranti, il voto della Brexit nel Regno Unito finalizzato all’abbandono dell’UE, l’elezione di Donald Trump, l’interventismo russo nell’Europa dell’Est e l’aumento dei populismi tra i paesi dell’Europa centrale. Allo stesso tempo però, in termini economici l’Eurozona sembra aver imboccato la strada giusta, con una crescita prevista nel 2017 dell’1,7 per cento.
L’UE potrebbe riconquistare una leadership autorevole grazie anche alla figura dichiaratamente europeista di Emmanuel Macron, forte della vittoria delle elezioni presidenziali francesi e di una larga maggioranza riscossa nell’Assemblea Nazionale. Se Macron sarà in grado di imporre una leadership decisiva, l’UE potrebbe assistere nuovamente, per la prima volta dopo anni, al ritorno dell’asse franco-tedesca da cui и spesso dipesa in fatto di integrazione. Questa situazione favorevole, abbinata alla professionalità e all’attrattività dell’Estonia, potrebbe favorire uno sviluppo significativo durante la presidenza di turno del paese baltico.
Pubblicato su VoxEurop l’1 luglio 2017. Traduzione di Grazia Ventrelli.