Bruxelles – L’Italia e la Grecia “non devono essere lasciati soli nella gestione della crisi migratoria”. Lo ha ribadito il presidente Jean-Claude Juncker nel corso della visita dei commissari al governo estone alla vigilia dell’inizio del semestre di presidenza di Tallin del Consiglio dell’Unione Europea. Juncker, che ha spiegato di aver discusso della crisi migratoria con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ieri a Berlino, ha annunciato che la prossima settimana sentirà “il primo ministro italiano e quello greco per vedere quali sforzi supplementari possono essere fatti dalla Commissione per alleviare Italia e Grecia in questa battaglia difficile e eroica”.
Il presidente ha però anche risposto alle critiche rivolte alla Commissione. “Non ritengo giusto dire che non è stato fatto niente. Posso condividere che non tutto è stato fatto, e che non tutto è stato fatto in tempo”, ma “abbiamo riallocato le spese del bilancio per finanziare le politiche di gestione” del fenomeno, ha rivendicato. Per il Juncker “aprire altri Paesi all’immigrazione non è qualcosa che succederà in futuro”, ma qualcosa che “sta succedendo adesso”.
“La Commissione ha stanziato nel 2016 e 2017 10,2 miliardi di euro per la crisi dei migranti”, e si è trattato di “un grande sforzo” perché “le risorse non sono state messe a disposizione dagli Stati membri” ma da “tutti i commissari che hanno dovuto cedere somme importanti”, ha continuato Juncker rivendicando anche il lancio del corpo di guardia-coste e guardia-frontiera dell’Ue. “È una politica già fatta. Abbiamo dispiegato in Grecia più di 800 soldati, poliziotti e guardia-frontiere, più di 300 in Italia, 200 alla frontiera bulgaro-turca e un centinaio in Spagna”, ha detto.
Il presidente che ha lamentato poi che “la riforma del sistema di asilo comune europeo ha richiesto troppo tempo” e si è augurato che “l’unità di intenti su questo tema si manifesterà nei prossimi sei mesi”. Gli Stati membri stanno discutendo su come riformare il sistema di Dublino, con il superamento della regola del Paese di primo approdo, come luogo in cui un migrante deve obbligatoriamente depositare la sua domanda di asilo, tra i punti di scontro più acceso. “Non abbiamo bisogno solo di parlare con unità, ma di agire con unità”, ha chiesto Juncker.
La questione migranti “sarà certamente sul tavolo, è una priorità molto importante per la nostra presidenza” al punto che “non c’è stata riunione in cui non sia stata menzionata la questione”. Ha assicurato il premier dell’Estonia Juri Ratas aggiungendo che “la solidarietà è importante, e siamo pronti a fare sforzi per la protezione delle frontiere esterne e per cooperare meglio” con i paesi dell’Africa e la Turchia, ha sottolineato, ritenendo “giustificate le pressioni” dell’Italia e della Grecia sui 28. Però il suo ministro degli Interni, Andres Anvelt, rivela che all’atteso vertice di Tallin della prossima settimana con i colleghi europei “all’Italia non daremo nessuna risposta, ma ascolteremo quali sono stati i cambiamenti” che hanno indotto Roma a minacciare la chiusura dei porti alle navi delle Ong non italiane, per vedere “come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia”.