Bruxelles – Quello in corso “sarà il terzo anno consecutivo in cui accelerano gli investimenti di difesa tra gli alleati europei e il Canada”, e ciò “significa un aumento di quasi 46 miliardi di dollari in più per il settore dal 2015”. Lo ha rivendicato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa durante la ministeriale a Bruxelles. Nel 2017 “venticinque alleati incrementeranno le spese di difesa in termini reali” e “ci aspettiamo che la Romania spenda il 2% del Pil sulla difesa, unendo i cinque paesi che già soddisfano questo benchmark” da raggiungere entro il 2024, un obiettivo stabilito dai Paesi dell’Alleanza atlantica nel Vertice in Galles del 2014, e l’anno prossimo “la Lettonia e la Lituania si uniranno, spendendo il 2% o più sulla difesa”, ha spiegato Stoltenberg.
Secondo le stime pubblicate dalla Nato oltre agli Stati Uniti, che scendono dal 3,61% del 2016 ad una stima del 3.58%, in linea con la stretta imposta da Donald Trump, a rispettare l’impegno saranno la Grecia (2,32%), l’Estonia (2,14%), il Regno Unito (2,14%), la Romania (2,02%) e la Polonia (2,01%). L’Italia è al 22esimo posto nella classifica di spesa dei Paesi Nato e nel 2016 è passata dall’1,01% all’1,12% e aumenterà il budget di un solo punto base all’1,13% pari ad impegni per 20,787 miliardi di euro. Il nostro Paese insiste che in questo conteggio vengano presi in considerazione anche altri fattori. “L’Italia ha invertito la tendenza di praticare tagli molto forti, a volte anche indiscriminati. Abbiamo fermato la diminuzione delle risorse e abbiamo iniziato ad incrementarle. Oltre a questo l’Italia è un attore fondamentale in tutte le missioni della Nato. Quindi, noi pensiamo che sia importante lavorare seriamente per incrementare seriamente le risorse della difesa, ovviamente compatibilmente con le esigenze del Paese”, ha dichiarato Roberta Pinotti. La ministra della Difesa ha spiegato che il nostro governo pensa che “la valutazione dell’impegno di un Paese non possa semplicemente essere una formula aritmetica, ma dev’essere anche fatta sulla base di quanto un Paese si impegna nelle missioni per la sicurezza generale”.
La Germania di Angela Merkel nel settore prevede investimenti all’1,22%, piazzandosi poco sopra l’Italia, al 17esimo posto nella classifica. Ma Berlino da tempo insiste che l’obiettivo del 2% non può essere ritenuto vincolante per tutti i Paesi in quanto si deve anche calcolare che i Pil sono differenti e che quello della Germania essendo molto più alto di quello di Altri alleati comporterebbe un investimento troppo gravoso.