Bruxelles – Massimo D’Alema è fuori. Fuori dal Partito democratico e dunque anche dalla Feps, la fondazione dei centri studi socialdemocratici europei, che presiedeva dal 2010. La decisione è arrivata oggi dall’assemblea generale dell’organizzazione, che ha sostenuto la tesi di alcuni dei suoi componenti che, nelle scorse settimane, avevano chiesto la fine del mandato dell’ex presidente del Consiglio italiano in quanto “figura chiave di un nuovo movimento politico che competerà con entrambi i partiti membri del Pse in Italia: il Pd e il Psi. Riteniamo – scrivevano sei fondazioni nazionali, tra le quali non c’erano italiane – questa azione incompatibile con il mandato di guida e rappresentante della Feps”.
D’Alema aveva risposto alla lettera chiedendo una proroga di qualche mese, spaccando quasi in due il Feps, che alla fine ha approvato la decisione di “dimissionarlo” con 22 voti, contro i 15 che invece avrebbero accettato una proroga. Una ricucitura sembrava impossibile, dopo che i rapporti dell’ex premier con il Pse si erano oramai esacerbati, in particolare dopo la scelta di schierarsi con il “No” al referendum costituzionale considerata “una totale mancanza di lealtà verso il Pd e verso il Pse” dal presidente dei socialisti europei Sergei Stanishev.
La presidenza della Feps è stata ora assegnata dall’assemblea a Maria João Rodrigues, super attiva europarlamentare portoghese.