Bruxelles – Meno anni di esercizio finanziario (cinque invece di sette), più risorse veramente europee (che implicano però più tasse sovra-nazionali), migliori politiche comunitarie (alcune nuove, altre razionalizzate). Ecco la rivoluzione della Commissione europea per il bilancio pluriennale dell’Ue, contenuta nel documento di riflessione con cui condurre il ragionamento con gli Stati membri su un tema tanto importante quanto delicato. Le proposte contenute nel testo di 40 pagine saranno accompagnate da eventi pubblici nel corso dei prossimi mesi, per stimolare ancora di più il dibattito. Non è detto che si troverà un accordo su tutto, intanto Bruxelles ci prova.
Per il futuro occorre investire in quelle aree utili a tutelare l’economia, la sostenibilità e la sicurezza dell’Ue. L’esecutivo comunitario immagina le gestione dell’immigrazione, sicurezza interna ed esterna dell’Ue, lotta al terrorismo e difesa come voci di spesa cui dedicare capitoli specifici di bilancio di lungo periodo. Il problema però sarà politico, visto che per stessa ammissione del reflection paper “la dimensione, la struttura e i contenuti del bilancio futuro dovranno corrispondere all’ambizione politica che l’Ue vuole avere per il suo futuro”, e in tema di immigrazione l’ambizione degli Stati membri non ha mostrato, nella pratica, chissà quale grande volontà.
Cinque anni, nuove priorità
Una delle novità principale è la copertura di bilancio. Finora l’Ue si è dotata di bilanci di sette anni, la Commissione propone budget per cinque anni, così da renderlo più snello e meno soggetto a incertezze.
Il documento pone l’accento sulla necessità di continuare a investire sulla promozione di politiche sociali. Giovani, studenti, senza lavoro: a queste categorie si vuole rivolgere la Commissione europea con il prossimo Mff. Un’idea è quella di istituire una Garanzia per i figli “costruita sull’esempio della Garanzia giovani”, i cui risultati, però, non sono stati riconosciuti proprio da tutti. Altra priorità la difesa, con il Fondo europeo ad hoc. Secondo i calcoli di Bruxelles un contributo di 1,5 miliardi l’anno al fondo insieme ai contributi nazionali per il finanziamento di progetti comuni, si possono generare investimenti complessivi fini a 5,5 miliardi di euro l’anno dopo il 2020, quando cioè è previsto il nuovo bilancio pluriennale dell’Ue. Ovviamente prioritari restano ricerca, innovazione e sostenibilità.
Più risorse Ue, ovvero tasse
Ma centrale è anche la questione di risorse proprie, o “capacità di bilancio” dell’Ue, oggi in grado di funzionare solo grazie ai soldi degli Stati membri. Attualmente l’Unione europea si finanzia con i contributi dei governi, l’imposizione di dazi doganali, raccolta dell’Iva, e multe inflitte ai Paesi. La Commissione esplora la possibilità di apportare modifiche, ampliando il campo che possa portare più denaro nelle casse comunitarie. Otto le vie potenzialmente percorribili: introduzione di una tassa sulle transazione finanziarie, istituzione di eco-tasse (la chiamano ‘carbon pricing’, ma indica l’intenzione di far pagare per le emissioni di CO2 prodotta), contributi per il Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (Etias). Quest’ultimo, lanciato nel novembre scorso, prevede per i cittadini extra-comunitari un sorta di permesso di soggiorno, per cui devono pagare 5 euro. Ancora, si ipotizzano imposte europee sulle società, e prelievi nelle bollette elettriche e sui costi dei carburanti. Tra le ipotesi figura anche quella del “signoraggio”, inteso come l’attività di stampa delle moneta unica da parte della Bce, per cui potrebbe farsi pagare.
C’è poi la questione del rebate britannico, lo sconto finora riconosciuto al Regno Unito per la partecipazione all’Ue. Con la Brexit gli Stati non saranno più tenuti a rimborsare Londra, potendo liberare risorse da destinare al budget comune.
Soldi solo a chi fa il bravo
Si è discusso della possibilità di legare l’utilizzo dei fondi strutturali al rispetto delle regole comuni, in particolari quelle di bilancio previste dal patto di stabilità e crescita. La Commissione europea invece preferisce legarli al rispetto dello Stato di diritto, condizione ritenuta “importante” per i cittadini così come per le imprese. “C’è un chiaro legame tra lo stato di diritto e l’attuazione efficiente degli investimenti pubblici e privati sostenuti con il bilancio comunitario”. Polonia e Ungheria sono avvisate.
Riforma delle politiche
La Commissione suggerisce quindi un ripensamento delle politiche fin qui finanziate con i soldi della cassa comune europea, a partire dalla Pac, la politica agricola comune, e le politiche di coesione, concepite per colmare i divari tra regioni e paesi. La Commissione europea suggerisce di “razionalizzare” l’azione dei diversi fondi strutturali nelle aree rurali, pensando ad un diverso regime di pagamenti diretti che assicuri sostegno e redditti a tutti gli agricoltori, “in particolar modo” a quelli nelle aree più periferiche e più povere. Si vede la necessità di adattare gli strumenti di coesione alle nuove sfide e renderli più flessibili.
Cinque scenari
La Commissione continua con il filone degli scenari. Li aveva offerti in occasione della presentazione del libro bianco per il futuro dell’Europa, e si ripete anche oggi. Cinque le possibilità che offrirà o potrà offrire il prossimo bilancio, a seconda delle ambizioni: “avanti con il business as usual”, “fare meno insieme”, “chi vuole fare di più fa di più”, “cambiamenti radicali”, “fare molto di più tutti insieme”. A seconda di quello che sceglieranno gli Stati si avrà il bilancio dell’Ue, con più o meno risorse, più o meno risorse proprie, più o meno nuovi cambi di politiche, con più o meno competitività.