Bruxelles – Il punto difficile della discussione tra regno Unito e Unione europea sarà il ruolo della Corte di Giustizia Ue. La cosa è nota, la premier Theresa May l’aveva messo in chiaro sin dall’inizio, e la posizione non si è ammorbidita in queste settimane, anzi, sembra essere diventata il punto sul quale potrebbe cadere il primo degli accordi che le parti si sono impegnate a raggiungere, quello sui diritti dei cittadini. E a ruota tutto il resto.
Ieri il governo britannico ha presentato la sua proposta, che a dire il vero non sembra penalizzante per i cittadini Ue residenti in Gran Bretagna da prima della data della Brexit: dopo cinque anni si può avere la residenza permanente, anche se il quinquennio dovesse iniziare a ridosso della separazione, anche pochi giorni prima. Residenza permanente, ha spiegato oggi il sottosegretario senior al ministero per la Brexit Robin Walker incontrando alcuni giornalisti a Bruxelles, che concederà “lo stesso trattamento che hanno i cittadini britannici”. A Bruxelles però quel testo lo stanno studiando con attenzione, perché “è una proposta di 20 pagine e 59 punti specifici, per noi conta ogni riga, perché parliamo delle vite di 3,5 milioni di persone e non può essere fatto alla leggera”. ha spiegato il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas.
“Noi – ha spiegato – in un clima di reciprocità, vogliamo rassicurare subito i cittadini sui loro diritti. Riconosciamo il valore del contributo dei cittadini dell’Ue all’economia e alla società britannica, e vogliamo che continuino a fare la vita che hanno scelto”. Anche sulla tempistica sembrano non esserci problemi, dice il giovane sottosegretario (39 anni) che veste con gemelli d’oro e porta un anello nobiliare da figlio del barone Walker di Worcester al mignolo sinistro, “vogliamo risolvere all’inizio del negoziato”, così come chiede anche l’Ue.
Quando però gli si chiede quali sono le differenze tra la posizione di Bruxelles e quella di Londra ecco che il macigno ritorna ad ostruire il cammino. “C’è molta vicinanza sulla questione dei diritti”, esordisce con un tono che sembra molto aperto alla ricerca di un’intesa, almeno fino a quando non si parlerà di chi dovrà vigilare sulla corretta applicazione degli accordi. “Sarà necessario discutere sulla giurisdizione – aggiunge Walker – e sul ruolo dunque della della Corte di Giustizia dell’Ue. Quando noi lasceremo l’Unione lasceremo anche la Corte, della quale ovviamente riconosciamo il buon lavoro, al quale hanno contribuito anche magistrati britannici”. Il sottosegretario sottolinea però che “noi abbiamo un ottimo sistema giudiziario, fortemente indipendente, e poi ci sono gli accordi internazionali… c’è insomma una doppia protezione per i cittadini (ed anche per ogni altro aspetto delle future relazioni bilaterali, è sottinteso, ndr)”. Insomma, per chi non avesse chiara la situazione la posizione del governo May è che “in Gran Bretagna avremo le leggi britanniche, ed nell’Unione europea le leggi dell’Unione europea”. Su questo punto a Bruxelles la vedono in maniera molto diversa, e convincere il capo negoziatore Michel Barnier che la Corte Ue sarà fuori non sarà semplice.
Walker insiate che la Gran Bretagna resterà “un Paese aperto”, che pensa in questo momento “ad offrire certezze ai cittadini, a rassicurarli sui loro diritti” e conferma che con l’Ue avremo ancora e sempre molti interessi in comune”. Cosa succederà dopo la Brexit però è ancora ignoto, la parola che il sottosegretario ripete più spesso è “reciprocità”.
Pur essendo, e tenendo a ricordare, che lui è uno che ha fatto una tiepida campagna per il Remain, congeda i giornalisti dicendo che “vogliamo una forte indipendenza, ma anche una forte collaborazione”. Come arrivarci, ancora non è chiaro a nessuno però.