Bruxelles – I cittadini Ue non dovranno lasciare il Regno Unito quando questo lascerà l’Unione. A prometterlo ai leader europei è stata la premier britannica Theresa May ieri a Bruxelles per il Consiglio europeo. Oltre non dover lasciare il paese, ai 3 milioni di cittadini europei che attualmente vivono sul suolo britannico, verrà data la possibilità di regolarizzare il proprio status, anche se non a tutti. A quanto pare la proposta di Londra, che verrà formalizzata lunedì, punta a concedere uno status speciale agli europei che sono nel paese da almeno 5 anni dal momento della Brexit, uno status che comporterà residenza piena con diritti e garanzie alla pari di quelli dei cittadini britannici in termini di assistenza sanitaria, educazione, benefici e pensioni. A quelli che non avranno raggiunto i 5 anni di permanenza entro una data limite che sarà fissata non prima dell’attivazione dell’articolo 50 e non dopo il divorzio effettivo con l’Ue, sarà concesso di restare per raggiungere la soglia minima di tempo e ottenere lo status di residenti se lo vorranno.
Punto di forte distanza è il ruolo della Corte di Giustizia dell’Ue che Bruxelles vorrebbe fosse ancora il consesso a cui appellarsi per cittadini europei, mentre la posizione ufficiale del Regno Unito prevede che la Brexit porti all’esclusione totale di ogni giurisdizione della Corte sull’isola.
La proposta di Londra “è un’offerta molto equa e molto seria”, su cui “il governo lunedì definirà maggiori dettagli”, ha rivendicato May al suo arrivo al secondo giorno di lavori del vertice Ue. “Vogliamo rassicurare i cittadini Ue che hanno stabilito la loro casa e la loro vita in Gran Bretagna, nessuno dovrà andarsene, potranno restare e continuare a farlo”, ora però, ha avvertito May, “voglio la stessa certezza anche per i cittadini britannici che vivono nell’Ue”. I dettagli su date limite e tempi “saranno oggetto del negoziato”, ha aggiunto.
L’offerta più dettagliata sarà presentata la settimana prossima e i leader europei (che non hanno aperto una discussione con la premier, ma solo ascoltato le sue parole) si sono accordati sulla necessità di sottoporla a una revisione da parte di Michel Barnier, capo dei negoziatori della Commissione che ha inaugurato le trattative all’inizio di questa settimana con il Segretario di Stato britannico David Davis.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, ha commentato l’offerta fatta da May come “un buon inizio”. Un buon inizio con molti punti ancora aperti per cui “abbiamo molto lavoro da fare fino ad ottobre”. Critica invece, la reazione del presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, secondo il quale l’offerta di May “è un primo passo ma non è sufficiente”. Il lussemburghese ha spiegato che “il negoziato non si fa qui, ma dall’altra parte della strada” (riferendosi alla sede del capo negoziatore Barnier, presso la Commissione) ma ha espresso qualche dubbio sull’esclusione della giurisdizione della Corte europea: “Non può essere esclusa”, ha detto, aggiungendo però che “non tocca a me discuterne, ma ai negoziatori”. Secondo il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk “è ovvio che impatto della Brexit sui diritti dei cittadini è negativo, e il nostro ruolo è quello di diminuire questa negatività”.
“Leggeremo la proposta di May riga per riga quando arriverà (lunedì prossimo probabilmente, ndr)”, ha detto ancora Tusk, la cui posizione è stata confortata dal premier maltese Joseph Muscat, presidente di turno dell’Unione, secondo il quale “è necessario vedere i dettagli, spesso i problemi sono proprio lì. Ad esempio i diritti saranno diversi per i cittadini arrivati prima o dopo una certa data?”.
Reazioni negative sono arrivate anche da Indivisible Rights, organizzazione che rappresenta i cittadini Ue in Regno Unito, che ha definito l’offerta della May “patetica, inaccettabile e inferiore alle attese”.