Roma – Il governo italiano è stato uno dei più strenui sostenitori del Ceta, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, e ora che si è arrivati al processo di ratifica del trattato – essendo di tipo misto va approvato a livello nazionale oltre che comunitario – anche la maggioranza in Parlamento vorrebbe procedere spedita, tanto che il disegno di legge di ratifica è già all’esame in commissione Esteri al Senato, ma l’accelerazione non ha impedito il levarsi di critiche e resistenze.
Se il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha sottolineato ieri su Twitter che far entrare in vigore l’intesa commerciale “si chiama crescita”, perché “così le aziende italiane potranno vendere più prodotti in Canada, aumentare fatturato, investire e assumere in Italia”
Perché così le aziende italiane potranno vendere più prodotti in 🇨🇦 aumentare fatturato, investire e assumere in Italia. Si chiama crescita https://t.co/o63SoezTbu
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 21, 2017
non sono dello stesso avviso gli agricoltori e gli allevatori della Coldiretti, che in audizione a Palazzo Madama, ieri, hanno spiegato per bocca del loro vicepresidente, Ettore Prandini, che a loro parere il Ceta “non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, dal Parmesan al prosciutto di Parma, ma spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato in pre-raccolta con il glifosato, vietato in Italia, e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”.
Sul piede di guerra anche i sindacati e il mondo dell’associazionismo, che hanno presentato al presidente del Senato Pietro Grasso tutte le loro perplessità, ottenendo la garanzia che l’esame del provvedimento sarà “attento e scrupoloso”.
Tra le forze in Parlamento, Sinistra italiana e Movimento 5 Stelle promettono battaglia, annunciando l’intenzione di presentare delle pregiudiziali di costituzionalità contro la ratifica, dal momento che, a loro avviso, il sistema per la risoluzione delle dispute tra Stati e investitori comporterebbe una limitazione di sovranità e democraticità delle scelte politiche. Un’obiezione rimasta in piedi anche dopo che il vecchio sistema di arbitraggio dell’Isds è stato sostituito con l’Ics (Investment court system), un nuovo meccanismo studiato per garantire una maggiore indipendenza degli arbitri dalle pressioni delle multinazionali.
Il Ceta, secondo la senatrice di Sinistra italiana Loredana De Petris, presidente del gruppo misto di Palazzo Madama, “con il meccanismo degli arbitrati internazionali sottrae alla giurisdizione italiana ogni possibilità di intervento”. Per questo, oltre a presentare una pregiudiziale di costituzionalità – che va in contro a una prevedibile bocciatura dell’Aula – il suo partito sta studiando come avanzare ricorso davanti alla Corte costituzionale, come ha fatto la sinistra in Francia.
Anche il Movimento 5 Stelle promette battaglia sulle pregiudiziali di costituzionalità, e secondo il deputato pentastellato Riccardo Fraccaro la ratifica “non è possibile perché questo trattato toglie spazi di democrazia ai Parlamenti nazionali”. A suo avviso “ci sono delle parti lasciate volutamente in bianco, che noi dovremmo ratificare ad occhi chiusi. La verità è che questo accordo è irreversibile”, conclude, e “stiamo rinunciando alla nostra democrazia con questo trattato”.