Bruxelles – Il momento dell’unità è giunto. E su questo che il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, costruisce la tradizione lettera d’invito riservata ai capi di Stato e di governo alla vigilia dei summit del leader dell’Ue. Unità in nome dell’Europa. Un concetto espresso fin dalla prima righe, in cui Tusk ritiene “giusto dire che ci incontreremo in un contesto diverso da quello di pochi mesi fa”. Contrariamente a quanto ci aspetterebbe non è un riferimento all’avvio del processo negoziale delle Brexit, ma una esplicita sottolineatura della forza di attrattiva dei partiti euro-scettici. Non hanno sfondato in Francia, non hanno vinto nei Paesi Bassi, non si sono confermati in Italia. “Gli attuali sviluppi sembrano indicare che stiamo lentamente giungendo a un punto di svolta. In molti Paesi – scrive Tusk ai leader – i partiti politici che hanno costruito la propria forza sul sentimento anti-europeo, hanno iniziato a indietreggiare. Stiamo assistendo al ritorno di un’Europa come soluzione, e non come problema”.
E’ questo il momento di essere uniti. “Abbiamo preservato la nostra unità. Per questo vi ringrazio, e vi chiedo di fare di più”. C’è la minaccia del terrorismo, c’è la questione della rotta migratoria del Mediterraneo centrale, i flussi di immigrazione irregolare, la globalizzazione incontrollata. Sono questi i temi su cui Tusk vuole “determinazione”, perché le sfide non sono di quelle semplici e soprattutto perché è qui che sono state fatte promesse che ora vanno mantenute, e Tusk lo ricorda ai leader. “Lo scorso anno abbiamo concordato che l’Ue proteggerà i nostri cittadini dalle minacce per la sicurezza, l’immigrazione illegale e dalla globalizzazione incontrollata, e dobbiamo continuare a dare risposte”. Per farlo però serve unità di intenti, a partire dal terrorismo. “L’Ue non si sostituirà agli Stati nazionali in questa lotta, perché la responsabilità politica è tutta dei governi”. Se questi agiscono da soli si rischia di non farcela. “L’Ue può aiutare a vincere questa lotta. E’ tempo di cooperazione”. Quella che non c’è sull’immigrazione a livello di sherpa. “Alcuni dei vostri rappresentanti non sta prendendo le decisione necessarie” per risolvere le questioni dell’immigrazione irregolare e i flussi nel Mediterraneo centrale.
Non si parla di Brexit nella lettera di invito, almeno non in termini così aperti. Tusk prevede che la premier britannica informi i Ventisette circa le intenzioni del Regno Unito per l’abbandono dell’Ue, con una riunione a 27 messa in agenda domani sera per fare il punto della situazione, che potrebbe porre interrogativi quando Tusk chiederà di sostenere le procedure per il trasferimento delle agenzie Ema ed Eba da Londra su territorio dell’Ue. C’è un concorrenza tra gli Stati membri, tutti interessati ad aggiudicarsele. Sarà questo un primo test dell’unità che tanto vede e invoca Tusk.