Roma – Il Consiglio europeo di domani e dopodomani si tiene a un anno esatto dal referendum che ha determinato la Brexit, fa notare il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel suo intervento al Senato in cui presenta la linea che terrà a Bruxelles. Al contrario delle previsioni, “non è stato un annus horribilis” per l’Ue, indica, perché la decisione britannica di abbandonare i 27 non è stata “una campana a morto” ma “una robustissima sveglia” per il rilancio del progetto comune. Tuttavia, dalle politiche economiche a quelle per le migrazioni, l’Unione europea ha bisogno di “cambiare” se vuole attuare quel rilancio che si è impegnata a realizzare con la dichiarazione di Roma del marzo scorso.
È proprio sulla gestione comune dei flussi migratori che il premier sferza l’Ue con più vigore. “Nonostante qualche passo in avanti, la velocità con cui l’Unione europea si muove” su questo terreno “resta drammaticamente al di sotto delle esigenze di governo e gestione del fenomeno”. All’inquilino di Palazzo Chigi “fa piacere che la Commissione europea abbia annunciato l’apertura di un’infrazione nei confronti di quei Paesi che non rispettano gli impegni decisi da tutti” per la redistribuzione dei rifugiati. Ciononostante, non cede alla tentazione di rivendicare il risultato e anzi rilancia, chiedendo un maggiore impegno europeo in Africa.
Con l’accordo tra Italia e Libia, il governo ha “aperto una strada, e quello che vogliamo sapere dall’Ue è se su questa strada c’è l’Unione europea alle nostre spalle, con le sue risorse e il suo impegno politico, oppure se dobbiamo continuare a cavarcela da soli”, tuona il premier ricevendo un applauso dall’Aula. Il nostro Paese “è in grado di gestire questa questione, sia pure con difficoltà crescenti”, assicura. Però, ammonisce, “se l’Europa vuole recuperare la propria vitalità e scommettere sul proprio futuro, oltre ad avere politiche per la crescita, gli investimenti e il lavoro, deve avere una politica migratoria comune”. È questo ciò che “pretendiamo a Bruxelles”.
Sul fronte economico, il presidente del Consiglio registra una “crescita dell’Eurozona migliore del previsto”, ma indica che proprio per questo la ripresa “non può essere soffocata da regole concepite in un periodo diverso”. A suo avviso c’è “bisogno di una vera unione monetaria, di politiche del lavoro e degli investimenti”. Un punto su cui l’Italia si batte da anni e si augura di farlo “sempre più in compagnia”, perché non rimanga “una battaglia di Paesi economicamente in difficoltà, ma diventi una battaglia potenzialmente maggioritaria in Europa”. Un’ambizione al cambiamento che il titolare dell’esecutivo auspica “possa essere rafforzata da questa nuova leadership francese” rappresentata dal presidente Emmanuel Macron.
I leader dell’Ue, nella riunione di Bruxelles, si occuperanno anche di sicurezza e difesa. La recente ondata di attentati, sia quelli realizzati che quelli sventati, confermano come il terrorismo sia “una minaccia comune e ha bisogno di risposte comuni”. Soluzioni da adottare “su due livelli”: da un lato “perfezionando alcune misure molto specifiche di scambio di informazioni sui viaggi e sugli ingressi e le uscite sul territorio europeo”, e dall’altro “cercando di moltiplicare la pressione – e finalmente di ottenere qualche risultato – sui grandi player del web” per il contrasto alla radicalizzazione. Per Gentiloni, “la rete, che è uno strumento della nostra libertà, non può diventare uno strumento di minaccia alla nostra sicurezza”, quindi è necessario un impegno da parte di “chi detiene le chiavi di un numero così impressionante di dati in un contesto come quello dei social network”.
Anche il progetto della difesa comune “compirà un ulteriore piccolo passo in avanti” nel Vertice, prevede il premier sottolineando come sia “inutile illudersi e non vedere la gradualità di questo processo”. Il progresso verrà compiuto rispetto alla proposta della Commissione Ue di un fondo comune per la difesa, che rappresenta “un progetto importante a livello geopolitico per la superpotenza tranquilla (l’Ue, ndr), che può riempire un spazio” lasciato vuoto dagli Usa, più proiettati sulle dinamiche interne con l’amministrazione Trump. Il fondo comune, per il capo del governo, è altrettanto importante “a livello di economie di bilancio dei Paesi membri”, che dovrebbero ottenere notevoli risparmi mettendo in comune le risorse per investimenti nella difesa.
Riguardo ai negoziati per l’uscita del Regno unito, tema domani di una riunione ad hoc a 27, Gentiloni spiega che “la posizione italiana non è favorevole né a una hard né a una soft Brexit”, ma vuole semplicemente che si conducano i negoziati “con chiarezza, in particolare sui diritti e sul destino di centinaia di migliaia di nostri concittadini in Gran Bretagna”.
Poi, sebbene sia una “questione che verrà trattata in modo marginale” dal Consiglio, il massimo esponente dell’esecutivo dice ai senatori che per l’Italia “riveste un’importanza notevole” la questione dei criteri da adottare per il trasferimento da Londra delle agenzie europee, quella per il farmaco (Ema) e quella bancaria (Eba). “Noi abbiamo la consapevolezza di avere nella città di Milano tutte le carte in regola” per ospitare l’Ema, assicura l’inquilino di Palazzo Chigi. Poi annuncia di voler “dare una spinta al Consiglio europeo perché la decisione avvenga sulla base delle qualità tecniche delle proposte che vengono avanzate e non sulla base di una logica di qualche compensazione interna a questo o quel gruppo di Paesi europei”.
Nell’intervento del capo del governo anche un breve passaggio per ribadire l’intenzione di “non negoziare” l’attuazione degli accordi di Parigi contro i cambiamenti climatici, come concordato con Francia e Germania e più volte sottolineato dalle istituzioni europee. Una posizione che verrà ribadita al G20 in Germania.