Roma – Nell’incontro ufficiale che ieri ha dato il via al negoziato per la Brexit, i capi negoziatori dell’Ue, Michel Barnier, e del Regno unito, David Davis, hanno fissato una tabella di marcia che prevede prima il negoziato sull’uscita e poi un accordo sui rapporti futuri, con il britannico ha anche ribadito l’intenzione di lasciare il mercato unico. Ciò nonostante, Londra non ha abbandonato l’idea di condurre in parallelo le trattative per il divorzio e quelle per le relazioni future, né il desiderio di mantenere il più possibile i vantaggi derivanti dalla partecipazione al mercato unico europeo. È quanto è emerso dall’intervento dell’ambasciatrice del Regno Unito in Italia, Jill Morris, all’incontro “Brexit nel negoziato”, organizzato oggi a Roma da Eunews.
Per Londra, “il mercato unico è nostro più grande successo e proveremo a conservarlo anche dopo il negoziato”, ha spiegato la diplomatica, indicando che, mentre si tratta sul divorzio, “al contempo vogliamo anche negoziare i rapporti futuri”, una tempistica “vitale per dare certezze”, a suo avviso. “Ci sono diverse opzioni per nuovo accordo doganale”, ha ricordato riferendosi tanto all’ipotesi di “un accordo completamente nuovo” quanto “a quella di mantenere alcuni aspetti dell’accordo attuale”. Tuttavia, “qualsiasi sia il meccanismo” che verrà individuato, “faremo tutto il possibile per mantenere gli attuali benefici per le aziende”. L’obbiettivo, ha ribadito è “lavorare a un accordo commerciale ad hoc che pensiamo sarà della portata più ampia rispetto a qualsiasi accordo precedente”.
Su questo le ha fatto eco Marco Piantini, consigliere di Palazzo Chigi per gli affari europei, e coordinatore di una sorta di task force italiana per il negoziato Brexit, composta da funzionari dei vari ministeri e che “fa riferimento a livello politico al presidente del Consiglio”, perché la Brexit “è un processo negoziale ma è principalmente un processo politico”, ha sottolineato concordando con l’ambasciatrice sul fatto che “quando avremo un accordo sarà inevitabilmente di portata più ampia di qualsiasi accordo fatto finora”.
Secondo il consigliere del presidente del Consiglio, è ancora presto per capire su quale modello verranno impostate le nuove relazioni. “C’è il modello della Norvegia, della Svizzera, dell’Organizzazione mondiale del commercio e altri modelli”, ha elencato Piantini, e “si parla di hard o soft Brexit, ma la questione essenziale è la chiarezza per i nostri cittadini e le nostre imprese”, ha indicato. Il suo invito è a “sbarazzarsi dall’illusione che le economie europee funzionino come vasi comunicanti”, e che quindi “se l’Uk perdesse un po’ della sua ricchezza, questa fluirebbe come un liquido” negli altri Paesi dell’Ue. “Non è detto che accada questo”, ha ammonito Piantini, richiamando al contempo la “responsabilità che abbiamo” come Europa “a 27 di accompagnare il negoziato Brexit con una visione più ampia, che porti allo sviluppo politico e istituzionale” dell’Ue.