Bruxelles – Di fronte alla Brexit si invoca e si rivendica unità a 27, ma alla fine nel processo negoziale che si aperto ci sono 27 sensibilità differenti e interessi tutti diversissimi, a cominciare dai Paesi più importanti. Germania, Francia e Italia, tutti Stati fondatori di quella conosciuta oggi come Unione europea, su questioni finanziarie, relazioni economiche, libertà di circolazione hanno approcci diversi. La Germania appare la più inflessibile, la Francia potrebbe fare concessioni minime, l’Italia potrebbe concedere di più ma su altri dossier e negozia con l’obiettivo di sfavorire un eccessivo rafforzamento di Berlino e Parigi. A tracciare il profilo-Paese è VoteWatch, il portale specializzato in analisi di politica europea. Di seguito la posizione di Germania, Francia e Italia sui principali temi oggetto del negoziato:
GERMANIA
Conto della Brexit
In quanto principale contributore netto nel bilancio dell’Ue, è probabile che la Germania manterrà una linea dura sui conti della Brexit, cercando in tutti i modi di garantire che il Regno Unito onori i suoi obblighi di bilancio (attualmente stimati attorno ai 60 miliardi di euro). Se la posizione tedesca dovesse rimanere questa, cosa ritenuta “possibile”, si potrebbero avere risvolti sui negoziati commerciali, mettendo Londra in una posizione negoziale difficile. La linea inflessibile tedesca rischia di essere rafforzata dalla percezione negativa dell’elettorato su ogni eventuale sconto a Londra.
Relazioni economiche
Da un punto di vista politico, la Germania farà di tutto per assicurarsi che l’accordo finale sulla Brexit non sia percepito come una vittoria britannica. Questo per evitare che altri possano seguire l’esempio del Regno Unito. Si vuole in sostanza scongiurare il rischio di altre ‘exit’. La Germania “probabilmente non permetterà” che Londra benefici del mercato unico senza il rispetto delle quattro libertà (libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali). Berlino “è improbabile che sarà flessibile su questo” punto specifico, per via del rigore caro ai tedeschi e all’importanza del rispetto delle regole.
Da un punto di vista commerciale i gruppi industriali vogliono una soft Brexit, e anche i politici tedeschi sanno che mantenere relazioni economiche positive con il Regno Unito sarebbe di beneficio per l’industria tedesca. Questo gioca a favore di un’intesa.
Libertà di circolazione
La Germania “intrinsecamente non ha un interesse nazionale” nel garantire libertà di circolazione, non avendo una larga comunità di espatriati nel Regno Unito. Berlino giocherà comunque un ruolo, preoccupata per le ripercussioni politiche di restrizioni britanniche alla libertà di movimento. Si teme una spinta alle forze di estrema destra.
FRANCIA
Conto della Brexit
Come la Germania anche la Francia contribuisce in modo sostanzioso al bilancio dell’Ue, e al pari della Germania anche vuole essere sicura che il Regno Unito paghi tutto il possibile prima della Brexit. Vuol dire che Parigi è pronta a chiedere a Londra di coprire i costi annuali amministrativi. Neppure l’opinione pubblica francese vede con favore la possibilità di concedere sconti a Londra, dove favoritismi sono considerati come strumenti a sostegno di una ripresa dei populisti che Macron sembra essere riuscito ad arginare. Non concedendo sconti, inoltre, il governo di Parigi dimostra anche al bacino elettorale dell’estrema destra euroscettica che uscire dall’Ue ha un costo.
Relazioni economiche
La Francia spera di avere tutto da guadagnare dalla Brexit, ed è probabile che siederà tra i falchi. In particolare si ritiene che Parigi possa beneficiare della perdita dei diritti di Londra derivanti dall’appartenenza del mercato unico, e si sta lavorando per fare della capitale francese un centro attrattivo delle imprese che da Londra pensano di andarsene. La Francia inoltre è sempre stata per elevati standard normativi nell’Ue, e questo è in contrasto con le politiche di deregulation promosse (e promesse) dal Regno Unito. Per questa ragione, probabilmente Parigi cercherà di assicurare che l’accordo finale garantisca un elevato grado di protezione alle imprese dell’Ue dalla concorrenza britannica.
Inoltre, la Francia non vuole che l’accordo finale sia percepito come troppo vantaggioso per il Regno Unito, in particolare per quanto riguarda l’accesso al mercato interno. Parigi infine non permetterebbe mai al Regno Unito di commerciare facilmente con il resto d’Europa limitando la migrazione e la libertà di muoversi all’interno dell’Ue.
Libertà di circolazione
La Francia non ha interessi a sostenere le restrizioni del Regno Unito alla libertà di circolazione e ai diritti dei cittadini Ue. Data la grande comunità di cittadini britannici espatriati in Francia, Macron probabilmente cercherà un accordo amichevole sui diritti dei cittadini. La libertà per i cittadini di spostarsi non appare comunque una priorità per l’Eliseo, dove le principali preoccupazioni sono legate all’integrità del mercato unico. Forse è proprio sulla libertà di circolazione che Parigi potrebbe fare delle concessioni.
ITALIA
Conto della Brexit
L’Italia non contribuisce così tanto come Francia e Germania al bilancio, ma è comunque il terzo contributore. La sua posizione però è diversa: l’elevato debito pubblico rende impossibile per l’Italia mettere più risorse nel piatto per i limiti di spesa ridottissimi. Per questo ci si aspetta che l’Italia si allineerà a Germania e Francia nel pretendere che Londra paghi tutto quello che deve. Allo stesso tempo, visti la mole di affari e la comunità di espatriati oltre Manica, il governo di Roma ha tutto l’interesse a non permettere un fallimento negoziale per disaccordi sul conto britannico.
Relazioni economiche
L’Italia tenterà il gioco delle tre carte: nazionale, europea, anti franco-tedesca. Ci sono interessi nazionali dato che l’Italia ha una bilancia commerciale consistente e per di più in attivo con il Regno Unito, e si vuole quindi un accordo economico che salvaguardi tutto questo. In più anche Milano è in corsa per ospitare una delle due agenzie Ue attualmente a Londra, quella per il farmaco (Ema) e quella bancaria (Eba). Da un punto di vista europeo, l’Italia vuole un consenso a 27. Come detto, Roma non ha interesse a far fallire i negoziati e tenterà di mediare, laddove possibile.
Ci sono anche alcuni aspetti geopolitici e diplomatici chiave che attenueranno le posizioni italiane nei negoziati: Roma tende ad essere amichevole verso potenze non continentali al fine di contrastare il dominio economico e politico della Francia e della Germania.
Libertà di circolazione
L’Italia spingerà per i diritti dei cittadini Ue nel Regno Unito, data la grande comunità italiana su suolo britannico. Questa è aumentata negli ultimi anni a causa di una forte crisi economica e di elevati livelli di disoccupazione in Italia. Non si può obiettare che l’Italia possa beneficiare di un ritorno a casa di giovani italiani emigrati, poiché i problemi del mercato del lavoro italiano devono ancora essere completamente risolti. Nonostante l’attuale clima politico britannico, per la riduzione dei flussi migratori dall’Ue, l’Italia cercherà di ammorbidire la posizione del Regno Unito su questo tema proponendo concessioni a Londra su altri elementi.