Bruxelles – I droni, un’opportunità da cogliere e, soprattutto gestire. La Commissione europea lavora alla conquista di un settore sempre più strategico e, in prospettiva, sempre più redditizio. L’esecutivo fissa le regole resesi ormai non più rinviabile per un proliferare di oggetti volanti telecomandati che pongono notevoli questioni di sicurezza, oltre che di privacy. Il blueprint messo a punto con il consorzio di settore Sesar intende rispondere a tutto questo. La strategia per l’industria del settore si presenta bene: l’Ue l’ha sviluppata con il consorzio responsabile dello sviluppo dei sistemi per la gestione del traffico aereo. E’ proprio a questo che si ispira il libro blu: si tratta di costruire un sistema di gestione di traffico aereo per i droni, simile a quello già esistente per gli aerei. Anzi, per ridurre i costi, si pensa di utilizzare le strutture esistenti per gestire il traffico dei droni in volo fino a 150 metri di altezza.
Ci saranno anche accorgimenti per droni e loro utilizzatori. Gli uni e gli altri dovranno essere registrati, i dispositivi teleguidati dovranno disporre di sistema di identificazione elettronica e sistema di tracciabilità di spostamento (geo-fence). Viene dato tempo fino al 2019 per mettersi in regola, dopo questa data non si potrà più maneggiare droni in anonimato. Oltre a questi prerequisiti, i droni dovranno essere dotati del sistema Dda (dall’inglese “detect and avoid”), che serve a individuare rischi potenziali ed evitarli. Il Dda consente di identificare rischi potenziali per il volo del drone come stormi di uccelli, permettendo di modificare lo spostamento del mezzo. Inoltre i droni dovranno rispettare i requisiti dello spazio aereo (non si possono far volare droni nell’area di un aeroporto, per evitare rischi di collisioni con gli aerei in transito).
Le regole si rendono necessarie per l’espansione del mercato e il conseguente intasamento del cielo che ne deriva. Entro il 2020 l’impiego di queste tecnologie crescerà del 42% nell’agricoltura di precisione, del 26% nei media e nell’intrattenimento, del 36% nell’ispezione e nel monitoraggio delle infrastrutture e del 30% nelle attività ricreative. Sesar stima che la domanda europea varrà oltre 10 miliardi di euro all’anno, in termini nominali, entro il 2035 e oltre 15 miliardi di euro all’anno entro il 2050. Vuol dire che già nel 2025 almeno 7 milioni di droni potranno essere usati dai cittadini nel tempo libero e 400mila impiegati per attività commerciali.