Bruxelles – Il Parlamento europeo ha deciso ancora una volta di togliere l’immunità parlamentare a Marine Le Pen. La leader del Front National è accusata in Francia di diffamazione dal sindaco di Nizza Christian Estrosi. Parlando in un programma televisivo Le pen aveva accusato il politico repubblicano di essere complice morale dei jihadisti.
“Estrosi ha finanziato l’UOIF (Unione delle organizzazioni islamiche di Francia), è stato condannato dalla giustizia amministrativa per aver concesso un canone d’affitto talmente basso ad una moschea UOIF che persino il Tribunale amministrativo gli ha tirato le orecchie. Ciò corrisponde in realtà al modo in cui questi sindaci finanziano illegalmente delle moschee, in violazione della legge del 1905 e quando si è colti con le dita nel vasetto della marmellata clientelare e comunitarista, è chiaro che occorre dire ad alta voce cose che colpiscono, ma io annetto poca importanza alle parole e più alle azioni….”, aveva affermato Le Pen che poi alla domanda della giornalista “allora, Estrosi è complice dei jihadisti?” aveva risposto: “L’aiuto, la fornitura di mezzi, l’assistenza; quando si aiuta il fondamentalismo islamico a installarsi, a diffondere, a reclutare, beh, da qualche parte, moralmente sì, si è un po’ complici”.
I deputati europei hanno deciso di revocare l’immunità alla leader del Front National perché, si legge nella motivazione, “il presunto reato non ha un nesso diretto o evidente con l’esercizio dei doveri di deputata” e “le accuse sono palesemente non correlate alla posizione di deputata”, né “vi è motivo di sospettare che la richiesta di revoca sia stata avanzata nel tentativo di ostacolare l’attività parlamentare di Marine Le Pen o con l’intento di causarle un danno politico (fumus persecutionis)”.
Lo scorso marzo Strasburgo aveva revocato l’immunità a Le Pen per un altro processo in cui è accusata di aver pubblicato su Twitter le immagini di tre esecuzioni di Daesh nel 2015, tra cui quella del giornalista statunitense James Foley, mentre nel 2013 l’immunità le era stata revocata per un procedimento che era stato aperto in quanto aveva dichiarato che le preghiere islamiche in strada sono “un’occupazione della Francia”.