Berlino – L’accordo raggiunto all’Eurogruppo con la Grecia che permette lo sblocco di una nuova tranche di aiuti e il rientro del Fondo monetario nella partita è stato un inganno per il parlamento tedesco. Ne sono convinti Clemens Fuest dell’Ifo di Monaco, il più importante centro di ricerca economica tedesco, e Marcel Fratzscher del Diw di Berlino, il Deutsche Institut fur Wirtschaft. Durante un incontro tra economisti nella capitale tedesca i due hanno spiegato che “non è stato quello che era stato promesso al Bundestag”.
In particolare, Fuest sostiene che il programma di salvataggio che ha sbloccato la prima tranche di 8,5 miliardi di aiuti alla Grecia e, che ha aperto alla ristrutturazione del debito del Paese ellenico salvandolo dal probabile default estivo, sia una trasferimento nascosto, a causa dei tassi di interesse particolarmente bassi e ai lunghi termini di restituzione. Mentre da Fratzscher è arrivata la critica più dura al paese guidato da Alexis Tsipras, reo di non avere un “modello di business sostenibile, in quanto c’è una mancanza di istituzioni statali affidabili e di un ambiente fertile per gli imprenditori”. In sostanza, l’economista sostiene che l’economia greca dipenda dai creditori dal 2010.
Quello di cui ha bisogno il paese, secondo i due economisti, è un radicale cambiamento, con la messa in campo di un serio programma di risanamento dei conti e di investimenti. Del resto il coro unanime è che una Grexit non avrebbe senso, in quanto la struttura economica della Grecia non avrebbe un tessuto abbastanza forte per poter competere con le altre nazioni. Quello di cui c’è bisogno, piuttosto, è una rinnovata stabilità politica nel lungo termine che rassicuri i mercati e l’Unione Europea.
L’incontro è stato anche l’occasione per riconsiderare le policies europee e ipotizzare un modello di riforma dell’Unione. L’accordo comune sembra un’Europa a guida franco-tedesca. Guida che si è rinsaldata grazie all’elezione di Macron all’Eliseo, con una rinnovata partnership che ha ridato vigore alla cooperazione tra i due paesi.
Ma nemmeno la Francia è immune al mantra delle riforme che, secondo Fratzscher, andranno varate nei prossimi anni seguendo la scia tedesca degli anni 2000, “proprio come ha fatto Gerhard Schröder con Agenda 2010: riducendo la disoccupazione, incentivando le privatizzazioni, flessibilizzando il mercato del lavoro. Un compito che non dovrà includere solo il lavoro, ma anche gli investimenti”. E Macron secondo il presidente del Diw è la persona giusta per intraprendere questo ciclo di riforme.
Parlando con Eunews Clemens Fuest ha sostenuto che l’Italia potrebbe essere un forte partner insieme a Francia e Germania per riformare l’Unione, in quanto è una delle economie più importanti dell’Eurozona. Ma prima di avere una guida a tre c’è bisogno di un cambiamento radicale nel Belpase che può dipendere solo dal governo di Roma, in quanto la riforma dell’Ue avrà bisogno anche del contributo italiano.
“L’italia ha bisogno di ricominciare a crescere e diminuire il debito sovrano e, l’Unione Europea sta vivendo in Italia una grande sfida”. “Certamente – ha continuato Fuest – l’Italia ha un business model che funziona, a differenza di quello greco, ma ha bisogno di rimuovere le barriere agli investimenti, riformare profondamente il mercato del lavoro e quello fiscale”.