Bruxelles – Le organizzazioni di consumatori scendono in campo per un’economia dei dati responsabile, che rispetti i diritti e le libertà fondamentali e che dia nuovo valore al ruolo dei cittadini. I big data sono divenuti una risorsa essenziale per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il progresso della società. Il valore dell’economia dei dati dell’Ue è stato stimato a 257 miliardi di euro nel 2014 (circa 1,85% del Pil europeo) e, soltanto nel 2015, la crescita è stata del 5,6%, dicono le cifre dell’European Data Market Study (2016) . Volumi che sono destinati a crescere grazie al prossimo avvento dell’Internet delle cose, tant’è che le stime per il 2020 prevedono il raggiungimento di un volume di 643 miliardi di euro (3,17% del Pil europeo).
Insomma, sempre più guadagni deriveranno da un volume sempre maggiore di dati generati dagli utenti. Dati che vengono utilizzati dai grandi players del mercato per il supporto all’innovazione, per realizzare economie di scala e adattare le offerte ai bisogni individuali. Dati che, non a caso, vengono spesso considerati “il petrolio del 21esimo secolo”.
La sfida che si è posta Euroconsumers (no profit europea impegnata nella protezione dei consumatori) è porre i consumatori al centro di questa economia. “Per cogliere il potenziale offerto dall’interconnessione tecnologica è necessario superare la contrapposizione, sterile, tra libertà di impresa e diritti fondamentali del cittadino consumatore”, sostiene Marco Pierani, direttore delle Relazioni esterne per Altroconsumo e Euroconsumers. L’obiettivo è quello di rendere questa economia positiva per il consumatore, allargando la prospettiva ai benefici che i consumatori possono trarne.
“Vogliamo essere catalizzatori di un nuovo sistema economico che metta al centro i consumatori, che rappresentano quasi interamente le fonti di valore aggiunto”. La volontà, ha spiegato Pierani a margine di un incontro in corso oggi a Bruxelles, è quella di “rivendicare che nella nuova economia che è basata sui dati i consumatori devono avere un ruolo centrale non soltanto in senso difensivo”. “Quando pensiamo a un’associazione di consumatori – ha affermato Pierani – pensiamo alla protezione del consumatore perché il consumatore è l’elemento debole”. Ma secondo il direttore, il consumatore è tutt’altro che debole all’interno dell’economia dei dati e, al contrario, costituisce “l’elemento forte del mercato”, motivo per cui risulta necessario instaurare un diverso tipo di relazioni con le aziende.
Come primo step concreto per la promozione di questo nuovo approccio, le associazioni dei consumatori di cinque paesi tra cui l’Italia con Altroconsumo, il Belgio, la Spagna, il Brasile e il Portogallo hanno firmato oggi la dichiarazione “I miei dati contano”, durante un seminario che ha visto la presenza di esponenti delle istituzioni e del mondo dell’impresa. Tre i principali traguardi stabiliti all’interno della dichiarazione: garantire il rispetto della privacy e della protezione dei dati dei consumatori; dare l’opportunità ai consumatori di giocare un ruolo chiave all’interno di questa economia; stabilire le condizioni necessarie per un’economia digitale in grado di garantire ai consumatori la giusta parte dei profitti.