Bruxelles – E’ stato un lavoro molto “difficile”, ma l’abolizione delle tariffe di roaming “è una di quelle cose concrete che ci fa sentire più europei, così come l’abolizione delle frontiere e la moneta unica”. E’ soddisfatta Patrizia Toia, capo delegazione del Pd al parlamento europeo, e relatrice per la proposta di abolizione delle tariffe di roaming per i consumatori nel giorno in cui questi costi sono stati per sempre cancellati. La battaglia però non finisce qui spiega in questa intervista concessa a Eunews, ora bisogna lavorare “al completamento del mercato unico digitale, che significa abbattere tante altre frontiere invisibili ma ugualmente anacronistiche come erano le tariffe roaming, dal geoblocking, alla portabilità dei servizi digitali”.
Eunews – L’abolizione del roaming è una storia di successo europea. Quanto è stato difficile mettere tutti d’accordo? Dove avete trovato le maggiori resistenze?
Toia – L’abolizione del roaming è stata incredibilmente difficile. Basti pensare che ci sono voluti più di dieci anni. Per molto tempo ci siamo dovuti accontentare di negoziare degli abbassamenti progressivi delle tariffe e alla fine far passare una data per l’abolizione vera e proprio, invece di lasciare tutto alla buona volontà delle aziende, è stato ancora più difficile. L’accordo più importante l’abbiamo raggiunto all’alba del 30 giugno 2015, dopo 12 ore di negoziati che ho seguito come relatrice del Gruppo S&D. I costi aggiuntivi delle chiamate fra Paesi europei è il classico tema concreto in cui ci sono in gioco miliardi di euro, ma che resta fuori dai grandi proclami europeisti dei capi di governo. Quando finiscono i summit e si spengono le telecamere a Bruxelles restano gli ambasciatori dei Paesi membri che si riuniscono discretamente nelle riunioni del Coreper e affossano i dossier nella guerra dei veti incrociati. Il Parlamento europeo, che a differenza del Coreper si riunisce a porte aperte e con le sessioni in streaming, ha ingaggiato una dura lotta con il Consiglio sulla tariffe roaming. Dal governo italiano abbiamo sempre avuto un atteggiamento coerente e costruttivo su questo tema, ma forti resistenze sono arrivate da grandi Paesi come Francia e Gran Bretagna che, per proteggere i propri campioni nazionali, non volevano non fissare una data definitiva per l’abolizione del roaming.
E. – Tutti i cittadini capiscono i vantaggi diretti e immediati per le loro tasche. Ma cosa vuol dire non pagare più tariffe extra quando si è all’estero per l’economia europea? Che prospettive offre per la crescita e l’occupazione?
T. – Sì, per i cittadini i vantaggi sono diretti e immediati. La possibilità di telefonare all’estero e dall’estero “come a casa” è una di quelle cose concrete che ci fa sentire più europei, così come l’abolizione delle frontiere e la moneta unica. I vantaggi visibili però non sono che la punta dell’iceberg. I tantissimi benefici dell’Ue e del mercato unico sono difficili da vedere e sono persino difficili da quantificare per gli esperti e gli economisti che fanno ricerca. L’abolizione delle frontiere e l’euro hanno creato il mercato unico più ricco e potente del mondo, hanno consolidato la pace in Europa e intensificato gli scambi. Nel suo discorso a Lubiana lo scorso 2 febbraio, in occasione del decimo anniversario dall’introduzione dell’euro, Mario Draghi ha citato due studi: uno ha stimato che il Pil pro capite dell’Ue sarebbe attualmente inferiore di un quinto senza il processo di integrazione avvenuto nel dopoguerra. Il secondo ha calcolato gli effetti dell’integrazione dal 1980 ed è arrivato alla conclusione che il Pil pro capite avrebbe guadagnato circa il 12% rispetto a uno scenario di non adesione. Oggi però le nostre vite e i mercati sono diventati digitali, e la possibilità di muoversi tra Paesi Ue usando i nostri smartphone e Internet ha un effetto benefico sulla crescita e sull’occupazione, come è stato per la prima integrazione del mercato unico. In Europa la frammentazione nazionale ci sta costando troppo dal punto di vista economico. Questa settimana abbiamo votato a Strasburgo le relazioni sull’economia collaborativa e sulle piattaforme online, tutte realtà economiche che sono nate e generano profitti fuori dall’Ue.
E. – In particolare per le piccole compagnie, avete fatto degli studi su quanto l’abolizione del roaming possa compromettere la redditività?
T. – Sono stati fatti diversi studi che mostrano che nella quasi totalità dei casi le aziende non subiranno perdite. Inoltre abbiamo assicurato dei meccanismi di protezione nei casi in cui un’azienda, grande o piccola, possa dimostrare di aver subito perdite a causa dei costi del roaming. Questa però è un’eventualità rara, soprattutto dopo l’accordo sull’abbassamento dei prezzi all’ingrosso, quelli che le aziende pagando alle aziende di un altro Paese per recuperare i costi degli abbonati all’estero. Nella valutazione d’impatto che accompagnava la proposta di regolamento sui mercati del roaming all’ingrosso dell’anno scorso la Commissione era arrivata alla conclusione che con le tariffe massime all’ingrosso proposte all’epoca dalla stessa Commissione la grande maggioranza degli operatori di telefonia mobile non avrebbe avuto bisogno di applicare tale sistema di deroga eccezionale e temporaneo. Il 31 gennaio 2017 poi questi prezzi all’ingrosso sono stati abbassati ulteriormente.
E. – Da più parti, in particolare dagli “euro-critici”, si ammoniscono gli utenti sui rischi di aumenti tariffari pretestuosi da parte delle compagnie telefoniche. Che provvedimenti il Parlamento e la Commissione hanno preso per verificare che i cessati proventi del roaming non si trasformino in aumenti delle bollette sotto altre voci, particolarmente ingiusti poi perché colpirebbero anche chi il roaming non lo usa?
T. – Da quando è stato raggiunto l’accordo politico con Consiglio e Commissione, a giugno del 2015, noi eurodeputati stiamo monitorando attentamente affinché siano rispettati i diritti dei consumatori. I rischi ci sono sempre quando ci sono in ballo fatturati da diversi milioni di euro, sia nelle forme di rincari ingiustificati, che nella forma di codicilli applicativi e clausole di salvaguardia troppo vaghe. Nei mesi scorsi abbiamo già sventato il tentativo di far passare un’applicazione scorretta dell’accordo che avrebbe aperto la strada al ritorno delle tariffe roaming con la scusa di tutelare le piccole aziende. Mercoledì inoltre ho presentato un’interrogazione scritta alla Commissione per segnalare alcuni rincari che ci sono stati indicati dai consumatori, chiedendo all’esecutivo di intervenire tempestivamente. I mezzi legali per farlo ora ci sono.
E. – E’ troppo affermare che l’abolizione del roaming sia anche un simbolo dell’Europa di domani, favorendo una maggiore mobilità interna, in particolare per i giovani?
T. – Io dico che le tariffe roaming che abbiamo pagato negli ultimi dieci anni sono un simbolo di quello che non funzionava nell’Europa di ieri. Internet, gli smartphone e la possibilità di comunicare istantaneamente ovunque e da dovunque sono la realtà della nostra vita già da diversi anni. Le tariffe roaming erano dei balzelli anacronistici che appartenevano a un’altra era geologica.
E. – A questo punto è stato fatto “tutto” o sono immaginabili ulteriori passi, come ad esempio una tariffa telefonica unica europea?
T. – Ora spetterà alla compagnie telefoniche aggiustarsi a questa nuova realtà. Per parte nostra al Parlamento europeo stiamo lavorando al completamento del mercato unico digitale, che significa abbattere tante altre frontiere invisibili ma ugualmente anacronistiche come erano le tariffe roaming, dal geoblocking, alla portabilità dei servizi digitali, dai diritti dell’e-commerce alle regole di funzionamento delle piattaforme online e dei sistemi di economia collaborativa.